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Centro polivalente di Casalecchio: sempre più attività sul territorio in un'ottica di integrazione

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Daniele Collina, redattore di Sogni&Bisogni

Con questo articolo termina il nostro tour delle strutture gestite dalle Cooperative sociali. Dopo il Centro Rondine e il Centro Tasso è la volta del Centro Polivalente di Casalecchio, gestito dalla Cooperativa Il Martin Pescatore.

Foto Lambertini

Abbiamo intervistato Marco Lambertini, responsabile dell’area socialità del Martin Pescatore e quindi anche di questo Centro (la cui coordinatrice è Rossana Raspanti) che lavora per la Cooperativa dal 2003.

Il centro si è trasferito nell’attuale sede di via Margotti, a Casalecchio di Reno, nel maggio 2021 dal momento che lo spazio in cui erano prima, in via della Resistenza, sempre a Casalecchio, viene ora utilizzato da un’altra realtà impegnata anch’essa nel mondo della fragilità, ma non della salute mentale. Il trasferimento è stato l’occasione per effettuare un cambio di approccio al lavoro che svolgono.

Questo cambio fa parte di un iter molto lungo, partito da quando è nata la struttura, inizialmente semiresidenza nel 1991 in via Venezia (Casalecchio), fino al 2008 circa, per volontà del DSM (Dipartimento di Salute Mentale) che in quegli anni cercava di promuovere spazi extra CSM (Centri di Salute Mentale), cioè al di fuori di contesti ambulatoriali prettamente clinici. Si volevano creare luoghi sul territorio per lavorare su contesti socializzanti legati all’integrazione. Dopo c’è stato il trasferimento in via della Resistenza e il passaggio a Centro diurno. Mentre prima le persone che frequentavano la semiresidenza, pur avendo dei progetti personalizzati, svolgevano tutte le attività all’interno della struttura, da quel momento si è cercato di diversificare i progetti stessi lavorando anche in esterno promuovendo, in un'ottica riabilitativa, la responsabilizzazione e l’autodeterminazione evitando che la persona passasse tutta la giornata in un unico posto cercando di restituire alle persone un ruolo attivo e partecipato sul territorio di appartenenza.

Fino al 2011 la semiresidenza prima e il Centro diurno poi erano gestiti dall’AUSL con l’apporto di personale privato delle cooperative. Successivamente, tramite una convenzione, gli spazi sono passati interamente sotto la gestione delle cooperative sociali. L’area socialità del Martin Pescatore lavora principalmente sul territorio di Reno Lavino Samoggia, Appemnnino Bolognese, Pianura Ovest e alcune zone di Bologna. Nel 2015 è entrato in vigore il sistema del Budget di Salute (BdS) andando a ufficializzare ulteriormente la centralità della persona.

Ora la struttura viene denominata Centro Polivalente e non più Centro diurno per andare nella direzione di uscire dal concetto di salute mentale, di un luogo in cui le persone si incontrano per i propri bisogni, per creare una sorta di centro in cui intersecare diverse situazioni, percorsi e realtà. La stragrande maggioranza del lavoro svolto è fuori sul territorio. Il gruppo di lavoro è formato da 18 educatori professionali, divisi in due equipe, che hanno come sede lavorativa il centro di via Margotti ma che lavorano con le persone maggiormente nel loro contesto di vita.

I percorsi legati all’area socialità si intersecano con altri aspetti. La struttura è aperta a percorsi di formazione e tirocinio, anche a contesti extra salute mentale come collaborazioni con comuni, associazioni, centri sociali e realtà sensibili ai temi sociali. “Nel Centro diurno c’erano la cucina, una piccola palestra e altri spazi, tutto certamente molto comodo ma più ci si muove sul territorio e in contesti normalizzanti più la persona seguita ne trae giovamento, diventando parte integrante e attiva della cittadinanza – racconta Marco Lambertini - Ad esempio, chi ha percorsi legati all’autonomia in cucina (sono un gruppo di circa 8 persone)  si reca in un centro sociale col quale collaboriamo andando così in un contesto che non c’entra nulla con la salute mentale interagendo con la cittadinanza del quartiere. Per le attività sportive andiamo in palazzetti, abbiamo convenzioni con Reno Sport dove utilizziamo anche la piscina, ma anche con la polisportiva Persicetana nei cui spazi collaboriamo anche con la cooperativa ASSCOOP per il progetto “Dal dentro a fuori”, un connubio tra Tai Chi e l’arte terapia rivolto ai giovanissimi. Lavoriamo anche con la Casa della Solidarietà che è una struttura gestita dal comune di Casalecchio all’interno della quale instauriamo legami progettuali con associazioni e cooperative non legate alla salute mentale e dove settimanalmente si incontra il nostro gruppo di Uditori di Voci (11 partecipanti): un gruppo storico, del territorio bolognese e non solo, per la gestione e l’affrontamento delle voci".

Gli utenti seguiti dal Centro Polivalente sono circa 125 (con una fascia di età dai 16 ai 65 anni), tutti con il Budget di Salute tra i CSM, REMS e NPIA e Servizi Distrettuali, non è un numero altissimo rispetto ai numeri del DSM ma bisogna considerare che il territorio ha una densità di popolazione minore del centro città di Bologna, pur essendo molto vasto. “Gli aspetti su cui lavoriamo si basano su percorsi a valenza espressiva, a carattere sportivo, attività socio-relazionali, attività di potenziamento cognitivo e delle abilità sociali, interventi di gruppo o individuali per l’autonomia, per il supporto allo studio, il benessere fisico, la corretta alimentazione e l’individuazione in coprogettazione con la persona dei propri interessi o bisogni costruendo assieme il percorso da intraprendere, o ancora progetti costruiti ad hoc su tematiche quali la natura in collaborazione anche soggetti esterni come la fondazione Villa Ghigi e/o altri partner. Non mancano ovviamente gite, soggiorni ed eventi extra nel weekend per andare incontro ai bisogni delle persone particolarmente isolate”, spiega Lambertini.

L'emergenza COVID è stata una impresa durissima ma è stata superata nella nostra realtà in maniera positiva. Non ci sono stati peggioramenti o dispersioni o disagi particolari delle persone seguite grazie anche al DSM che ci ha permesso di lavorare a distanza riuscendo in poco tempo a modificare tutte le attività in contesti chiusi o quelle individuali in qualcosa d'altro replicabile a distanza con Internet, i social, le videochiamate e semplici telefonate per i meno tecnologici – conclude - Abbiamo anche dedicato molto tempo al contenimento del COVID supportando e rassicurando le persone seguite senza lasciarle sole e formandole sull’utilizzo dei dispositivi, come evitare di contagiarsi e come muoversi negli spazi e sui mezzi pubblici. Non per ultimo per molti è stato facilitato anche l’approccio alle nuove tecnologie utili per comunicare a distanza”.

Per il futuro il Centro è proiettato in contesti in cui si lavora insieme ad altri soggetti cercando di uscire dall'ambito della salute mentale per creare cose nuove e normalità. Questo permette anche la prevenzione dell'aggravarsi delle situazioni di salute soprattutto per i giovanissimi. Molto importante è anche la collaborazione con altre cooperative, Società Dolce e Asscoop, che lavorano con il Budget di Salute e che quindi condividono la stessa mission del Martin Pescatore.

Abbiamo parlato anche con Stefano che ci ha raccontato del suo progetto educativo presso il Centro Polivalente della Cooperativa sociale Il Martin pescatore.
Mi trovo molto bene al Centro Polivalente, lo frequento da oltre 10 anni. Ho un rapporto privilegiato soprattutto con la mia educatrice di riferimento, con la quale svolgo anche dei colloqui individuali, che mi sono di grande sostegno. Ma anche gli altri operatori che ci lavorano sono sempre gentili, disponibili e accoglienti. Vengo al centro per partecipare al laboratorio ArtLab, nel quale mi occupo della lavorazione del cuoio : è un'attività di gruppo (composto da 5 persone) che si svolge il mercoledì e che è per me molto interessante. Inoltre, appartengo al gruppo di uditori di voci, che si tiene il venerdì mattina. Con le persone che frequentano il centro come me mi trovo ugualmente molto bene perchè posso condividere i miei interessi. Mi piace molto quello che faccio qui, ma soprattutto questo luogo e le persone che ci lavorano mi hanno letteralmente cambiato la vita, questo posto per me è fondamentale perchè mi fa stare bene e mi fornisce tutto il supporto di cui ho bisogno. Mi sento di ringraziare di cuore proprio tutti".




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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