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La storia del Centro Rondine e le sue attività

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Daniele Collina, redattore di Sogni&Bisogni

Il Centro Rondine, gestito dalla Cooperativa Sociale Società Dolce, opera in sinergia con il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche (DSM-DP) dell’AUSL di Bologna, organizzando percorsi di riabilitazione psichiatrica volti al reinserimento sociale degli utenti coinvolti. Noi di Sogni&Bisogni siamo andati a visitarlo per conoscere la sua storia e le sue attività.

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Nella foto Rocco e Francesca nell'ufficio del coordinatore

Giovanni, psicomotricista, lavora al centro dal 1996 quando fu assunto con un contratto ENAIP (ente di formazione) ed era l’unico non dipendente AUSL all’interno di una equipe multidisciplinare composta da uno psichiatra, uno psicologo, oltre a infermieri ed educatori. Dalla collaborazione del Centro Rondine con i Centri di salute mentale (CSM) e con l’Istituzione Gian Franco Minguzzi è nato nel 1999 un progetto sportivo per giovani al primo esordio psicotico che ha poi portato alla nascita dell’Associazione Non Andremo Mai in TV nel 2003.

Nei primi anni 2000 il centro si trasferisce da via Rondine (da cui il nome), quartiere Saragozza, nella attuale sede di via Abba, quartiere Savena, e inizia la gestione mista con la presenza di educatori del privato sociale. Nel 2009 tutti i Centri come il Rondine vengono affidati interamente alle cooperative sociali e il personale AUSL viene spostato in altre strutture quali i CSM o in uffici del Dipartimento di salute mentale e dipendenze patologiche (DSM-DP). Infine nel 2011 il centro Rondine ingloba la semiresidenza di via Ferrara con conseguente spostamento degli educatori di quest’ultima.

La struttura di Via Abba è una palazzina a due piani composta da uffici e diverse stanze, comprendenti una palestra, la biblioteca, la cucina e spazi per il laboratorio di sartoria e le attività espressive come ceramica e decoupage. Non manca una sala tv per passare il tempo insieme. Attualmente il personale del Centro Rondine comprende 12 educatori professionali e 3 tecnici (un psicomotricista, un tecnico di ginnastica e uno di sartoria) e ha in carico 125 utenti potendo includere casi di minorenni in transizione dalla Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (NPIA) alla Psichiatria adulti.

Abbiamo parlato delle attività del Centro Rondine con Rocco, il coordinatore, e Francesca, educatrice professionale. Il Centro utilizza come strumento di lavoro il Budget di Salute (BdS), il progetto terapeutico individualizzato in co-progettazione con il DSM-DP in cui vengono delineati tutti gli obiettivi e le aree di intervento. Queste ultime sono la socialità, soprattutto all’esterno o al domicilio delle persone per meglio andare incontro ai loro bisogni e desideri, per aiutarli a ricostruire delle reti amicali e lavorare insieme al territorio per progetti sul tempo libero e/o come supporto nello studio. L’altra area è quella dell’abitare con tutti i supporti sul quotidiano come fare la spesa, cucinare, gestione della casa, faccende amministrative come pagare una bolletta, anche in collaborazione con i servizi sociali territoriali e con gli Amministratori di Sostegno, quando presenti.

Le attività svolte all’interno del Centro sono prevalentemente espressive e socio-relazionali quali il laboratorio di ceramica, il decoupage la sartoria e interventi con valenza risocializzante e condivisione di interessi culturali e di attualità, sia di gruppo che individuali. Vi sono anche attività svolte dai tecnici quali la ginnastica all’interno della palestra e vi è anche una attività chiamata Social sull’informatica con i computer.

Sono presenti diverse attività socio-relazionali, svolte all’esterno del Centro (gruppo caffè, culturali, etc...) progettate rispetto alla centralità dei bisogni percepiti e degli interessi emergenti dei partecipanti.

Nell’ambito delle attività sportive proposte (basket, pallavolo, calcetto e la piscina) parte rilevante è condivisa e progettata con l’Associazione Non andremo mai in tv, sono svolte sul territorio anche nella fascia serale (calcetto) e rispondenti ai diversi livelli di autonomia e soddisfano i bisogni anche di persone che lavorano.

Il centro Rondine aderisce al progetto “Esportiamoci”, sostiene e organizza con i propri educatori professionali il soggiorno estivo a Viserba: questa esperienza si è sempre dimostrata per il gruppo delle persone che vengono accompagnate e supportate, un’occasione per lavorare su obiettivi fondamentali, che abbracciano sia il piano individuale che quello dell’integrazione sul territorio, sulle autonomie e la socializzazione e di offrire una vacanza inclusiva anche in termini di gratificazione e aumento della qualità della vita delle persone.

Il Centro Rondine ha inoltre dei rapporti con gli assistenti sociali, intensificatisi negli ultimi mesi, figure relative all’ETI (Equipe Territoriale Integrata) dal momento che ci sono casi di persone prese in carico sia dai servizi della salute mentale che dal Comune. Quest’ultimo interviene soprattutto nei casi di supporto economico o nella ricerca di una abitazione. Per quanto riguarda la parte sportiva è in atto la collaborazione con la Polisportiva San Mamolo. C’è anche la collaborazione con DumBO (Distretto urbano multifunzionale di Bologna), uno spazio di rigenerazione urbana temporanea in cui imprese, associazioni, istituzioni e cittadini convivono, collaborano e si contaminano, per affittare delle stanze per attività di socializzazione e servizi di supporto allo studio (progetto Studio d’Asportico), soprattutto per utenti della NPIA creando un gruppo indirizzato a spazi esterni al Centro Rondine dato che la richiesta dei CSM è di vivere il territorio. In questo ordine di idee si inserisce anche il progetto sportivo futuro “Nuovi Orizzonti”. Il Centro è inoltre aperto a iniziative del quartiere che però sono state molto bloccate dall’emergenza pandemica degli ultimi due anni.

Il Covid19 ha influenzato in modo pesante le attività del Centro: i progetti riabilitativi nella prima parte del 2020 sono stati ripensati, tenendo conto della particolare fase che si stava vivendo, del forte stress psicologico e della condizione di isolamento sociale, attivando nella fase di lockdown supporti a distanza tramite telefono e mezzi informatici. Solo nella seconda parte dell’anno le attività sono gradualmente riprese con l’obbligo di utilizzo di mascherine e disinfettanti, riprendendo interventi educativi in esterno o domiciliari soprattutto nelle situazioni più complesse che necessitavano la presenza fisica di un educatore.

Nel 2021 si è potuto ri-attuare gli interventi anche di gruppo sul territorio legati all’ambiente di vita degli utenti. Per rispettare le normative anti Covid si è in alcuni casi provveduto a formare dei sottogruppi, onde evitare affollamenti. L’impatto è stato comunque positivo permettendo un lavoro educativo più mirato in gruppi piccoli con un clima relazionale ed emotivo di buon livello.

Complessivamente non sono state riscontrate particolari criticità, agiti problematici o ricoveri, e la rete sociale ha complessivamente retto permettendo il determinarsi dei fattori di protezione e resilienza.

Abbiamo anche parlato con Consuelo, una utente che frequenta il Centro Rondine da una decina d'anni. Consuelo partecipa all’attività culturale esterna e al gruppo cinema dove si trova molto bene, sia per i suoi interessi che nella relazione con gli altri partecipanti. Nel suo BdS ci sono anche interventi individuali con l’educatrice che consistono in colloqui, aiuto nel fare la spesa, sistemarla a casa e cucinare insieme. “Mi accompagna dalla mia psicologa e mi dà anche un sostegno psicologico”, dice Consuelo. “Partecipo al soggiorno estivo che organizza il Centro Rondine a Viserba in estate: mi sono trovata bene e ho gradito l’organizzazione e le attività proposte”.

Rispetto al suo percorso Consuelo ci racconta che la qualità della sua vita è molto migliorata, “mi sento più attiva, coinvolta e presente. Trovo che ci siano state delle influenze positive rispetto all’andamento della mia giornata”.
Ma quali sono i suoi progetti per il futuro? “Mi piacerebbe ritornare in piscina in estate, fare esercizio fisico, in particolare delle camminate per stare meglio. Da sola, però non riesco a fare queste cose, ho bisogno che mi affianchi una persona. Inoltre ho sempre gradito le feste di Natale che organizzava il Centro Rondine e il momento del caffè insieme e la lettura del quotidiano”.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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