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Un Faro "diverso": il commento della redazione

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

a cura di Daniele Collina, redattore di Sogni&Bisogni

Il nuovo numero de "Il Nuovo Faro" ha come tema “Il diverso”. Leggendo tra i molti articoli presenti si capisce come il tema della diversità sia implicito nel Faro stesso.

Faro diverso

Infatti ogni scrittore ha affrontato il problema dal suo punto di vista parlando di razzismo, problemi di salute mentale e disabilità, migranti e accoglienza, storie personali, portando anche esempi del mondo del cinema e della musica.

Di quest'ultima mi ha molto colpito la canzone di Niccolò Fabi “Io sono l'altro”. Proprio qui sta, secondo me, la paura del diverso, la paura che quel diverso potremmo diventarlo anche noi. L'emarginazione, il rifiuto dell'altro che ha problemi o semplicemente un diverso colore della pelle nasce come un modo per esorcizzare il problema, come se questo servisse a dimenticarsene così che la cosa non ci tocchi. Ci serve per non pensare che avremmo potuto nascere noi in un paese povero e diventare migranti.

Da contraltare a questa visione un po' pessimistica c'è il racconto di Paolo Veronesi “ Da una casetta in collina al vasto mondo”, all'apparenza semplice e ingenuo ma che racchiude una grande verità. Se accogliamo chi è in difficoltà, in questo caso artisti di un piccolo circo un po' in disgrazia (ma potrebbero anche essere migranti), si possono aprire strade impensabili. Questo racconto ci insegna non solo l'accoglienza ma anche l'integrazione e l'inclusione che sono alla base di ogni società civile.

Dalle molte testimonianze su esperienze personali emerge infine che spesso siamo noi a sentirci diversi e a volte la cosa ci piace anche. Ognuno di noi ha le proprie caratteristiche che ci rendono speciali; sta agli altri, ma anche a noi stessi, accettarci per quello che siamo, mantenendo sempre e comunque il rispetto.

a cura di Maria Berri, redattrice di Sogni&Bisogni

"La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza" (Gregory Bateson)

La Diversità è il tema affrontato con le sue molteplici sfaccettature in questo numero del Faro.
Il diverso, nella sua accezione generale, è considerato colui il quale vive una condizione differente da sè stesso e dagli altri rispetto a una presunta normalità sia per propensioni sessuali, comportamenti sociali, scelte di vita.

Anche la malattia mentale è fonte di discriminazione e lo stigma acuisce fenomeni di asocialità e di solitudine spesso avvertiti dal paziente che si rifugia in una tana, come scrive Kafka, e si isola dal resto del mondo.

L'autrice anonima della Lettera aperta che apre la rassegna dei racconti è un' anima bipolare. La nostra Anima pone l'accento sul fatto che esiste molto di più dietro l'etichetta sociale che ci caratterizza, siamo tante cose diverse nei vari ambiti e momenti della vita. Sostiene che sia meglio approfondire la conoscenza delle persone per poi frequentarle.

La protagonista della lettera aperta è una persona fragile che difficilmente riesce a gestire le emozioni. Dalla lettura del suo scritto si evince la sua richiesta d'aiuto e la sua ricerca di avere persone a fianco. Crede fortemente nell'amicizia e invoca il prossimo a restarle vicino anche quando viene fuori il suo lato più difficile da gestire. Certe fragilità arrichiscono gli essere umani in quanto offrono una visione degli altri da un differente punto di vista e non compromettono la voglia di conoscere, amare, crescere, vivere e migliorare.

L'autrice sostiene che attraverso l'osmosi con i "pazienti psichiatrici" aumenta anche la creatività e si aprono nuovi scenari e spazi virtuosi in cui si creano differenti dinamiche aperte a momenti giocosi, spiritosi, creativi anche se conquistati con molta fatica.

La nostra Anima si pone in chiave positiva, collaborativa e con la voglia di costruire e intrecciare rapporti con tutti. Emblematica la foto che correda la lettera in cui i binari paralleli che svettano verso l'infinito vengono attraversati da due mani che si tendono in una stretta amicale per darsi vicendevole conforto e forza.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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