Lettera ai candidati sindaco

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Gent.mo CANDIDATO SINDACO,
in vista delle prossime elezioni amministrative ho pensato di scriverle per presentarle il CUFO (Comitato Utenti Familiari Operatori) del Dipartimento di Salute Mentale Dipendenze Patologiche di Bologna e per sottoporre alla Sua attenzione alcuni fra i temi più sentiti nell’ambito delle disabilità e del disagio psichico.

foto lettera sindao
Il CUFO è un organo consultivo e propositivo, che raccoglie una trentina di associazioni di volontariato e promozione sociale prevalentemente composte da utenti e familiari. Noi crediamo fortemente nel lavoro di comunità, nel valore del contributo di ciascuno, nelle potenzialità che possono emergere e svilupparsi in un clima di accoglienza e di rispetto reciproco. Per questo da anni offriamo il nostro sapere esperienziale, le nostre competenze e la nostra collaborazione, affinché i servizi siano sempre più rispondenti ai bisogni delle persone in difficoltà.

Ogni persona sogna di rendersi autonoma e indipendente in un contesto sociale inclusivo, ogni famiglia sogna per i suoi componenti una vita piena, serena e appagante… Ma perché parlare di sogni? Sono legittime aspirazioni di tutti, ma proprio di ‘tutti’… Noi riteniamo che ci si debba adoperare, come istituzioni pubbliche e come cittadinanza attiva, perché nessuno resti indietro.
D’altronde è dimostrato che una comunità attenta ai bisogni dei più fragili fa star meglio anche gli altri. La vita sociale infatti si fa più umana, più agevole e più ricca per tutti.

Il percorso verso l’inclusione dei portatori di disabilità nella scuola e soprattutto nella società è stato lento e molto c’è ancora da fare. L’ente locale può svolgere un ruolo importante di sensibilizzazione, stimolo ed esempio per combattere la marginalizzazione, l’esclusione dei soggetti fragili e lo stigma nei loro confronti.
Ci preme sottolineare in particolare l’importanza di sostenere con specifici interventi e finanziamenti progetti di vita orientati all’autonomia. Ciò vale sia per i giovani disabili in carico alla Neuro Psichiatria Infanzia e Adolescenza , sia per gli utenti seguiti dalla Psichiatria Adulti e dai servizi per le Dipendenze, per i quali è vitale poter pensare di riprendere in mano la propria esistenza e impegnarsi per raggiungere una qualche indipendenza economica.
Fra i bisogni più impellenti ci sono dunque la casa e il lavoro.

Ecco, vorremmo che fossero predisposti percorsi agevolati nelle assegnazioni delle case di edilizia residenziale pubblica, specifici per gli utenti del DSM-DP e per i disabili adulti pronti per una vita indipendente, mettendo a disposizione un buon numero di appartamenti piccoli, per destinazioni definitive a canoni contenuti.
Per favorire l’avanzamento nelle graduatorie si potrebbe per esempio attribuire un punteggio aggiuntivo, che premi il compimento, anche per step successivi, di un percorso di autonomia nell’ambito di progetti personalizzati che coinvolgano servizi pubblici e associazioni.

Ad associazioni interessate potrebbero anche essere dati in concessione alloggi di dimensioni abbastanza grandi per allestire “case madri” dove aiutare le persone ad acquisire gradualmente le abilità e le competenze necessarie per abitare in seguito da sole.
Passando all’argomento lavoro, sarebbe un segnale di fiducia da parte degli enti pubblici l’accogliere tra i propri dipendenti persone fragili, facendole contribuire alla comunità secondo le loro effettive possibilità e non secondo gli ordinari cliché di rendimento. Non dimentichiamo che avere nel team di lavoro un disabile intellettivo, come ad esempio un soggetto con sindrome di Down, secondo uno studio Mc Kinsey porta a ridurre i conflitti interni, fa affiorare sentimenti positivi di superamento delle difficoltà, spinge a ridimensionare i problemi.

Vorremmo inoltre, ove possibile, che più frequentemente nei bandi comunali di assunzioni si considerassero idonei anche quei soggetti disabili che, pur non avendo raggiunto un diploma con valore legale, abbiano frequentato con crediti la scuola e acquisito competenze funzionali sufficienti per svolgere semplici mansioni esecutive.
Spesso si propone ai fragili di fare del volontariato, per occupare il tempo in modo utile, ma non è la stessa cosa: il lavoro dà valore al fare, conferma un ruolo sociale che serve a rafforzare l'io, ha una valenza terapeutica. Quando si può lavorare, lo si deve fare.
Riguardo alle persone adulte con disagio psichico, le problematiche relative al lavoro sono veramente complesse. Uno scoglio notevole deriva dal fatto che eventuali aumenti di reddito (in caso ad esempio di compensi per prestazioni occasionali) entrano in conflitto con le situazioni assistenziali acquisite. Ciò scoraggia qualsiasi velleità di impegnarsi di più.

Spesso le persone con psicopatologie e disabilità lievi vengono convogliate in ‘tirocini formativi’ che si protraggono per anni, con retribuzioni molto basse, senza sfociare mai in uno sbocco lavorativo. Del resto le opportunità offerte sono molto scarse e, in caso di psicopatologia o di autismo ad alto potenziale, spesso le offerte sono riduttive rispetto alle potenzialità intellettive e ai titoli di studio raggiunti.

Purtroppo molti, a causa della patologia, sono soggetti a crisi e ricadute e stentano a sostenere i ritmi ordinari di lavoro, specie se continuativo e a orario pieno. Si potrebbe pensare a progetti personalizzati specifici, che tenessero conto delle potenzialità e delle competenze dell’utente coinvolto e lo sostenessero nel tempo, mediante il sistema del budget di salute, con il coinvolgimento di tutti i possibili attori sul territorio.

Un ultimo punto, ma non meno importante, ci resta da segnalare: ci vorrebbe una presa in carico più sociale per i minori disabili. Non sono sufficienti la presa in carico sanitaria e l’integrazione scolastica. Le famiglie hanno bisogno di sollievo, andrebbero sostenute con interventi domiciliari più diffusi e con attività di gruppo pomeridiane.

A nostro avviso non soltanto l’AUSL, ma tutta la società dovrebbe fare propri questi obiettivi, perché il problema della salute mentale e dell’integrazione di fragili riguarda tutti. L’ente locale territoriale è sicuramente il soggetto più adatto a fare da stimolo e da catalizzatore, per aggregare forze e risorse del territorio, sia pubbliche che private, in progettualità innovative.
Da parte nostra resta la piena disponibilità a collaborare attivamente
Distinti saluti
Il Coordinamento CUFO e la Presidente Antonella Misuraca




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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