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Il CSM di San Giorgio si trasferisce a San Pietro in Casale

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

a cura di Daniele Collina, redattore di Sogni&Bisogni

Il 7 luglio il CSM di San Giorgio di Piano si è trasferito a San Pietro in Casale, all’interno del complesso della Casa della Salute. Noi di Sogni e Bisogni ci siamo recati sul posto per visitare il nuovo CSM e raccogliere le impressioni di chi ci lavora.

Eccoci CSM presso casa della salute1

Appena arrivati abbiamo trovato una gradita sorpresa, un ampio parcheggio libero a disposizione di utenti familiari e operatori. Siamo stati accolti dalla Dottoressa Elisa Lanzoni, coordinatrice infermieristica del CSM che ci ha mostrato gli uffici a disposizione del personale e degli utenti.

Siamo stati sorpresi per l’ampiezza dei locali: grande sala riunioni, uffici per gli educatori, gli infermieri, gli psicologi, studi per i medici, ambulatorio per le urgenze, ambulatorio farmaci, saletta per i colloqui, uffici per progetti speciali (IPS e progetto sperimentale “14-25”), bancone per l’accoglienza, bagni gradevoli, il tutto nuovo, pulito, con colori pastello molto belli e con l’aria condizionata. Manca ancora qualche pianta ma arriverà a breve.

Finita questa breve visita guidata abbiamo intervistato la dottoressa Lanzoni su come si è arrivati a questo cambio di sede.

Quando è nato questo progetto, quanto tempo ha richiesto e cosa vi ha permesso di arrivare fino all’apertura di adesso?
Il progetto è nato circa quindici anni fa quando abbiamo avuto la necessità di spostarci dalla sede di San Giorgio in quanto non aveva più le caratteristiche che ci consentissero di lavorare dignitosamente per problemi di spazio, mancanza di manutenzione, era una bellissima casa quando è nata ma purtroppo nel tempo non ha più risposto alle esigenze di operatori e utenti.
Abbiamo così incominciato a cercare strutture alternative, all’inizio il desiderio era di rimanere a San Giorgio ma non è stato possibile dato che nessuno degli spazi disponibili ci dava la possibilità di poterci trasferire. Dopo molto cercare quattro anni fa siamo riusciti ad avere la disponibilità di questo spazio a San Pietro in Casale avente un numero di ambienti adeguato per come eravamo strutturati e abbiamo iniziato la progettualità.
Qui una volta c’era il CUP, la distribuzione dei presidi (pannoloni e altro), il servizio ausili e una volta trasferiti questi servizi, sempre all’interno della Casa della Salute, sono iniziati i lavori resi ancora più complicati dalla pandemia dato che sono stati bloccati all’inizio e poi proseguiti fino ad arrivare ad oggi.

Rispetto a molte sedi di CSM avete degli ambienti molto finalizzati e anche aggiuntivi, c’è uno studio IPS (Individual Placement and Support), una sala di accoglienza per le emergenze. Anche la neuropsichiatria infantile è dentro la Casa della Salute? Quali altri servizi ci sono qui alla Casa della Salute
Ha un ambulatorio periferico, la sede centrale rimane a San Giorgio ma qui c’è uno studio dove lavora la Dottoressa Rosati, psicologa, siamo vicini di casa e possiamo lavorare insieme quando c’è bisogno. Sopra abbiamo l’Unione Reno-Galliera, quindi tutti i servizi comunali, unificati nella rete (problemi di case, anziani, adolescenti), collaborazione con i servizi sociali. Sopra ancora c’è il distretto, l’handicap adulti, il servizio di medicina generale e tutte le specialistiche. Ci hanno accolto benissimo e prima ancora del vero trasferimento è iniziata una collaborazione molto importante, i colleghi ci chiedevano quando venivamo, non vedevano l’ora.
Grazie a tutto questo è stata fatta la scelta di non fare, come c’era a san Giorgio, un Day Hospital perché abbiamo ritenuto di chiedere la collaborazione di quello presente all’interno del Centro di Medicina ad accogliere i nostri interventi.

Quanti utenti avete e quanto personale presso di questo CSM?
Come personale c’è il responsabile Dott. Rossi, io come coordinatrice, 6 psichiatri, una psicologa, una collega sul progetto 14-25, un’assistente sociale e un altro in arrivo, 12 infermieri, 3 educatori e uno part time, due OSS, il responsabile IPS. Come prima abbiamo gli ambulatori periferici, anche se per il momento non a San Giorgio, stiamo valutando se chiedere uno spazio all’interno dell’ospedale di Bentivoglio, rimangono quelli di Pieve di Cento, di Baricella e Castel Maggiore, come SPDC facciamo riferimento a San Giovanni in Persiceto. Gli utenti sono 1837, in aumento dalla metà dell’anno scorso, soprattutto giovani che vengono accolti seguendo, oltre il progetto 14-25, un protocollo di passaggio che parte dai 16 anni dove la neuropsichiatria fa una valutazione delle situazioni in carico e definisce quali sono le persone che vale la pena seguire a 16 anni, a 17 o aspettare i 18, facciamo degli incontri io con il responsabile e la coordinatrice della neuropsichiatria per definire le situazioni che poi verranno date al medico psichiatra di riferimento.

Quanti Budget di Salute avete?
Al momento sono 81 con un’età media di 45 anni

Abbiamo visto che avete una bella sala riunioni e formazione per gli operatori interni. Cosa ci può dire a riguardo?
Può essere formazione a tutti i livelli.

Per i familiari avete una modalità per incontrarli, per coinvolgerli, avete qualche gruppo?
Nello specifico era stato fatto con gli utenti con disturbo bipolare, c’erano i gruppi di Auto Mutuo Aiuto degli utenti e dei familiari. Per il momento non abbiamo altri gruppi rispetto ai familiari.

Ha delle cose che ha voglia di dirci, degli aneddoti?
Ieri sono andata nel vecchio servizio e ho staccato la targa che c’era fuori, non quella ufficiale dell’AUSL, ma quella che avevamo messo quando siamo entrati in quella casa di San Giorgio nel 1994, prima eravamo dove c’era il SERT, era una dimensione casalinga con salottino, cucina. Per identificarci avevamo chiesto alla cooperativa Arcobaleno di farci una targa in ceramica scritta in Blu, Centro di Salute Mentale, l’ho quindi staccata, a fatica, e ho deciso di portarla qua dato che è un pezzo di storia.

Le differenze tra qua e là?

Sono tantissime, così come gli anni che sono passati, là era una dimensione molto più ristretta e ultimamente era diventata uno svantaggio, era una casa indipendente con i vicini come abbiamo tutti quanti, le persone che entravano si sentivano accolte perché non erano connotate e quindi soprattutto negli anni novanta quando i pregiudizi erano tanti è stato un vantaggio. Era una dimensione di casa e abbiamo cercato di vedere se era possibile integrare i due aspetti cioè l’integrazione con le altre discipline mediche ma non ci siamo riusciti, ci siamo dovuti accontentare ma al momento siamo comunque molto soddisfatti.

Cosa vi dicono gli utenti?
Gli utenti vengono a fare la “gita”, rimangono meravigliati, anche i cittadini vengono a vedere i nuovi ambienti.

Da dove viene il personale?
C’è chi viene da San Pietro, da San Giorgio, la maggior parte dei medici sono di Bologna, c’è tutta la parte degli operatori di Ferrara, qua è più comodo da raggiungere anche in treno.

Gli utenti come si trovano a raggiungere questo CSM rispetto a prima?
Non tutti si trovano bene, chi abita nelle zone di Castel Maggiore, San Giorgio, San Pietro, Galliera, Malalbergo e Baricella sono più agevolati mentre c’è una fascia di utenti che abita nella zona di Bentivoglio e Minerbio che ha dei disagi, deve fare riferimento al servizio di Pronto Bus ma hanno comunque le sedi periferiche. Per quelli di Bentivoglio stiamo cercando un ambulatorio all’interno dell’ospedale che ci consenta di lavorare come nelle sedi periferiche.

Dopo avere intervistato la coordinatrice ci siamo soffermati per parlare con alcuni operatori, avevamo già intervistato prima alcuni utenti.
L’impressione è di soddisfazione generale, che nasconde tuttavia una piccola preoccupazione per il fatto che il nuovo CSM ha perso la sua caratteristica di familiarità e di approccio “friendly”, si presenta visivamente più come un reparto di ospedale, e potrebbe per questo motivo generare negli operatori dei comportamenti “da ospedale”, cioè più standardizzati, meno spontanei e meno da “Comunità” sul territorio rispetto a prima.
Il rischio c’è sicuramente, ogni ambiente trasferisce alle persone che ci vivono modi di fare e di pensare che sono propri di quell’ ambiente, lo sappiamo tutti.
Il “nuovo CSM” dovrà tenerne conto e fare tesoro dell’esperienza passata, cercando di bilanciare i vantaggi e gli inconvenienti insiti in qualunque cambiamento.
Facciamo a tutti, utenti, familiari ed operatori del CSM di San Pietro, i migliori auguri per continuare ad erogare servizi attenti alle persone che vi si rivolgono.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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