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Riflettori sul Faro: riflessioni dei nostri redattori sugli ultimi numeri

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

a cura della redazione di Sogni&Bisogni 

Negli ultimi mesi sono usciti ben due numeri della rivista “Il Nuovo Faro”, interamente scritta da utenti e con un tema specifico per ogni uscita. Maria Berri e Daniele Collina hanno letto come di consueto le due nuove edizioni focalizzando l’attenzione su tre argomenti: benessere e rapporto di cura, benessere e alimentazione e, infine, dall’ultima edizione dedicata alla figura scomparsa di Tina Gualandi, utente e testimone pubblica della propria storia di disagio mentale, nonché intestataria della casa per le associazioni inaugurata recentemente in via di Corticella 6 a Bologna.

Articolo fari

Il tema del benessere che mi interessa in modo particolare, è sentito da tutti gli esseri viventi che desiderano raggiungere come obiettivo primario il pieno equilibrio tra il piano biologico, il piano psichico e il piano sociale, in un continuo processo in divenire.

Rosa Silvia Fortunato, la protagonista del racconto Il Benessere di sentirsi infermiera, articolo inserito nel numero di marzo 2021 del giornale Il Faro, narra come la professione di infermiera, che esercita con passione, le crea un vero e proprio benessere psicofisico. Per lei non è solo un lavoro, ma un'attitudine naturale, che la spinge a voler aiutare il prossimo.

Infatti, nell'articolo Rosa Silvia ci parla del suo incontro casuale con un anziano signore che si era sentito male e di come si era prodigata nell'assisterlo. Intorno all'anziano si era creato un capannello di persone che cercavano di intervenire al meglio. Rosa Silvia fu determinante nel soccorrerlo con cure di primo intervento, senza che facesse cenno alla sua professione. Con l'anziano signore instaurò un bel dialogo cercando di confortarlo e risollevarlo dal suo malessere.

La storia mi fa riflettere. E' bello poter aiutare chi si trova in difficoltà; immedesimarsi nei problemi altrui e cercare di tendere una mano per alleviare il peso delle loro sofferenze. Così non solo si aiuta il prossimo a livello fisico ma anche a livello psicologico e spirituale. Porsi in ascolto degli altri significa anche farsi carico delle loro problematiche e, se possibile, dare anche un sostegno concreto.

Ritengo che occorra iniziare in famiglia a educare i propri figli ai sentimenti e la scuola, seconda agenzia educativa, deve proseguire e potenziare l'azione. Educare ai sentimenti dovrebbe essere la leva per costruire rapporti solidali, altruistici, lontani dall'egoismo e dal nichilismo che imperversano nei nostri tempi. L'educazione sentimentale, come dice Gustave Flaubert, è anche educazione morale, voler bene al prossimo è soprattutto frutto di un vero e proprio esercizio su se stessi.

Allenarsi al prodigarsi non è stupidità, né buonismo, ma è quella predisposizione a voler comprendere gli altri; è cibo per l'anima. Quindi, se vogliamo costruire un mondo più umano, bisogna essere infermieri del proprio cuore, perché aiutare gli altri fa stare bene.

Maria Berri, redattrice di Sogni&Bisogni

Il numero di marzo 2021 de “Il nuovo Faro” è dedicato al benessere. Tra i molti e interessanti articoli mi ha particolarmente colpito quello di Concetta Pietrobattista sul rapporto tra cibo e benessere. Si tratta di un tema molto importante: durante tutta la storia umana un’alimentazione corretta e sufficiente è sempre stata alla base del benessere del singolo, della famiglia o addirittura dell’intera comunità.

Concetta ricorda come nel dopoguerra il problema dell’alimentazione era molto forte e di fatto spaccava in due la popolazione dividendola tra chi poteva mangiare, più o meno bene, e chi viveva di stenti arrivando, soprattutto i più fragili come i bambini, a morire di fame.

Oggi le cose sono sicuramente migliorate vuoi per un maggiore tenore di vita generale, vuoi per l’attività di tante organizzazioni che aiutano le persone più povere.
Siamo arrivati al punto che le persone senza problemi economici possono concedersi il lusso di scegliere tra cibo “normale”, cibo “spazzatura” e cibo “biologico”, quest’ultimo più costoso ma, almeno in teoria più sano. Non mancano nemmeno le persone che seguono diete vegetariane o vegane, rinunciando volontariamente a categorie di cibo specifiche.

Trovo nell’articolo di Concetta molto bello il discorso sull’attività ortiva che permettere di prodursi in proprio verdure e ortaggi, magari non belli da vedere, ma sicuramente più salutari di quelli prodotti su grande scala con l’utilizzo sfrenato di pesticidi, concimi chimici e diserbanti.

Noi che abitiamo nel mondo occidentale, in quelli che vengono chiamati paesi “ricchi”, non dobbiamo quindi dare per scontato l’accesso al cibo e ricordarsi sempre di non sprecarlo o consumarlo in modo scorretto.

Personalmente ritengo il cibo una fonte di piacere e di conseguenza di benessere e sono fortunato a poter pranzare e cenare regolarmente, ma non dimentico che in molte zone del mondo l’alimentazione rappresenta un grosso problema di salute. I governi mondiali dovrebbero impegnarsi maggiormente su questo tema e un primo passo dovrebbe essere risolvere il problema della grande quantità di cibo che ogni anno viene gettato nei rifiuti. Se quest’ultimo si potesse in qualche modo ridistribuire ai paesi più poveri sarebbe un grande passo avanti.

Daniele Collina, redattore di Sogni&Bisogni

Non conoscevo bene Tina Gualandi, ma con lei ho avuto occasionalmente qualche scambio di opinioni e l'impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi davanti ad una persona molto educata, profonda e sensibile.

Leggendo questo numero speciale del Faro a lei dedicato mi ha molto colpito il racconto che fa Tina sul rapporto che aveva instaurato con uno dei suoi psicoterapeuti: il dott. Andrea Scardovi.

Tina considerava il periodo di psicoterapia passato con lui il suo miglior periodo, il suo viaggio più bello. Questo sta a dimostrare l'importanza di stabilire rapporti interpersonali positivi ed interattivi. Il professionista dottor Scardovi veniva visto da lei non solo come un bravo medico, ma anche come un Maestro e un amico. Gli era stato consigliato da una sua ex allieva (psicoterapeuta) ed ebbe così inizio il suo percorso terapeutico visto come un viaggio avventuroso.

All'inizio ritrovarsi con una persona sconosciuta e mettersi a nudo non fu semplice per Tina. Poi col tempo le cose si evolsero in modo senza dubbio positivo. Infatti, inizialmente Tina si presentava agli appuntamenti con puntualità, ma solo per dovere. In seguito, capì che sentiva proprio l'esigenza di incontrare il dott. Scardovi perché si trovava sempre meglio con lui. In particolare, le piaceva raccontargli i suoi sogni che il dottore interpretava nel migliore dei modi e con estrema delicatezza, facendo emergere la sua preparazione e anche la sua simpatia. Tina gli voleva proprio bene!

Secondo me il merito è stato dello psichiatra che da vero professionista ha utilizzato l'empatia con i suoi pazienti e naturalmente anche con la "nostra" Tina.

Interessante è la metafora che Tina utilizza per descrivere il suo viaggio col dott. Scardovi e precisamente lo paragona a un viaggio in barca a vela, dove il dottore è lo Skipper e lei è l'allieva che insieme affrontano il mare sia quando c'è bonaccia e sia quando il mare è minacciato dai marosi.

Io credo molto nell'importanza della psicoterapia come lo ha creduto la stessa Tina. Le sedute con lo psichiatra sono lezioni preziose da cui apprendere e sentirsi appagati e Tina questo lo aveva ben compreso, soprattutto poi, quando smise di incontrare il dottore dopo la bellezza di 18 mesi passati insieme. Era arrivato il momento di "navigare da sola" ma se avesse potuto tornare indietro avrebbe sicuramente partecipato ad altre sedute.

Non si finisce mai di imparare e se ti ritrovi con Maestri che illuminano il tuo vissuto è un peccato non fruire più dei loro insegnamenti, ma comunque rimarranno sempre scolpite nel cuore e nella mente le loro parole più significative che faranno da sprono nella tua esperienza di vita.

Maria Berri, redattrice di Sogni&Bisogni




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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