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Chiusura, distanziamento e didattica a distanza

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

a cura di Stefano Costa, Neuropsichiatra infantile, Responsabile UO Psichiatria e Psicoterapia Età Evolutiva, DSM-DP, AUSL Bologna

Tommaso, 17 anni e mezzo. E’ di quelli che tutto sommato studiano. La scuola è fatica, a volte tensione, ma per fortuna, per sfogarsi, al pomeriggio c’è lo sport, arrampicata in palestra e la sera le “balotte” dopocena in centro con gli amici. Ma oggi no, palestre chiuse, coprifuoco, e ovviamente salta la festa del “diciottesimo”.

Articolo Costa DAD

Alessandro, Luca e Federico fanno calcio, Edoardo frisbee, Amanda teatro e ballo, Priscilla pallavolo, tutti modi per divertirsi e sfogarsi, per realizzare parti di sé, ma oggi non si può. Ed è da molto tempo che non si può, e sono tanti i divieti.

La vita di classe è divertente, rumorosa, a volte faticosa, ma è sempre vita e dà colore alla giornata: una battuta, una occhiata, un giro in corridoio, l’intervallo … occasioni per scambiare un saluto, per una nuova conoscenza, per vedersi al pomeriggio. Ma oggi no, c’è la DAD, didattica a distanza.

La scuola si è organizzata. I docenti hanno raccolto la sfida del buttarsi nelle nuove tecnologie, sono stati bravi a garantire il massimo possibile riguardo l’apprendimento e anche un impegno giornaliero per i ragazzi. La DAD, per quanto criticata, è stata molto importante: ha significato avere qualcosa da fare ogni giorno, avere comunque un contatto -seppure indiretto- con gli altri e con i professori.

Ma sei sempre davanti ad uno schermo e in fondo sei da solo nella tua stanza, e mentre il Prof. spiega … il cellulare “chiama” fra chat, Clash of Clans, Subway Surfers, Among Us e vari altri games – è più facile distrarsi e rimanere distratti.

Fino a ieri sgridavamo i ragazzi perché stavano troppo davanti a schermo e cellulare, ora debbono farlo per forza.

A marzo dello scorso anno, appena iniziata la prima fase del lockdown, da più parti (articoli, editoriali, interviste di esperti) si leggevano allarmi che profetizzavano un aumento esplosivo negli adolescenti di aggressività, ribellioni, situazioni di disagio psichiatrico e scompensi.

In realtà una ricerca a cura del Gruppo 14-25 dei Dipartimenti di Salute Mentale dell’Emilia Romagna per verificare l’effettivo stato di salute mentale degli adolescenti della nostra regione ha evidenziato come i ragazzi siano stati bravi a resistere e mettere in campo risorse positive, anche attraverso quella creatività che rende bella e significativa la loro età.
(https://salute.regione.emilia-romagna.it/salute-mentale/documentazione/la-rivista-sestante/i-numeri-pubblicati-dal-2015/attraverso-il-covid-19-linvisibile-visibile-nei-servizi-dsm-dp/@@download/publicationFile/Sestante10_web.pdf - leggere da pag 101-104)

Nella prima fase, quella che ha preceduto l’estate, è solo una minoranza di ragazzi che ha avuto difficoltà a avere relazioni usando i social media o è stato “isolato” anche da questi contesti virtuali (il fenomeno del ghosting) e questi ragazzi hanno avuto anche disturbi del sonno, tristezza, ecc.

Nel secondo periodo di chiusura però è diverso: ora sono in aumento i disturbi d’ansia, i quadri ossessivo-compulsivi, i disturbi alimentari, i sintomi di ritiro (può sembrare un paradosso il ritirarsi durante un confinamento, ma è così: diversi ragazzi non si collegano neppure con la DAD) e in generale le urgenze tipo attacchi di panico ed autolesione.

Quali sono i fattori che possono avere motivato questo peggioramento dello stato emotivo nei giovani? Eccone alcuni:

La ricaduta: sembrava finita, eravamo riusciti a tenere nel primo periodo, ma ora …
L’indeterminatezza di quello che succederà, la preoccupazione degli adulti che i ragazzi avvertono, i timori anche economici, un orizzonte indefinito e problematico;
L’impossibilità di fare cose che scaricano e danno gratificazione come ad esempio lo sport;
L’impossibilità di frequentare i pari, di scherzare, di stare con gli amici.

Tutti siamo limitati, ma per i ragazzi è più doloroso: sono anni importanti, unici in cui poter fare esperienze e poi il vissuto soggettivo del tempo è differente: una settimana di chiusura sembra un anno e … un anno sembra una vita, un orizzonte senza fine.

L’adolescenza è proprio l’età in cui si sfidano i limiti, si sfugge alle regole e invece oggi chiediamo ai ragazzi di essere limitati, di stare chiusi, di essere obbedienti e, tutto sommato lo sono stati.

Di fronte a queste difficoltà, in questa situazione servono adulti che sappiano farsi carico del peso emotivo e che sappiano proporre strategie di soluzione.
E’ importante trasmettere fiducia e dare concretamente credito ai ragazzi, cercare seppure in modo saggio, ma anche creativo, di garantire occasioni di incontro, avere attenzioni e investire tempo per aiutare i ragazzi a riempire di significati positivi le loro giornate, aiutarli a sentirsi realmente utili contribuendo al benessere di qualcun altro.

Diamo loro consigli pratici:
(https://www.ausl.bologna.it/per-i-cittadini/coronavirus/informazioni-utili/covid%20adolescenza.pdf/view )
Organizza la giornata: Costruisci un’agenda e dividi la giornata in ore.
Per ogni ora dedica un‘attività da fare, compiti, mindfulness , sport,chat con amici, telefonata a parenti, ascoltare la musica.
Ricordati di segnare ogni settimana qualcosa di nuovo che vuoi imparare.

Pratica attività : Fa’ qualcosa, telefona, invia una e-mail o un sms, guarda il tuo film; suona il tuo strumento musicale o canta qualcosa; gioca ai videogame; disegna, cucina, scrivi sul tuo diario, pulisci la tua camera, fai attività sportiva per quanto possibile.

La gravità dell’emergenza sanitaria è indiscutibile; l’assoluta necessità di limitare il contagio e, quindi, del rispetto delle regole è certa, forse però come adulti non siamo riusciti a porre come prioritari i diritti dei ragazzi e le loro naturali necessità di libertà, socializzazione, amicizia, svago, movimento, gioco e forse non abbiamo mandato sempre un messaggio coerente.

“io non volevo lamentarmi perchè le scuole rimanevano chiuse, c'erano delle ragioni perchè non si riapriva, poi mi sono girato e ho visto un bar zeppo di gente come se il Covid non esistesse…”

commenta Tommaso. Cosa vogliamo rispondere?




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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