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Covid-19: nuovi strumenti per combattere la disparità e l’isolamento

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

a cura di Mario Piccirilli, Educatore Professionale Coordinatore del Centro Diurno Tasso - ASSCOOP (cooperativa aderente al CONSORZIO INDACO)

Che uno dei problemi associati alla malattia mentale sia una difficoltà di interazione con gli altri, che - anche a causa dello stigma mai scomparso nei confronti di queste persone - sfocia in una tendenza all’isolamento, è ormai risaputo, e spesso ribadito.

Questo problema è stato ulteriormente amplificato dalla situazione di emergenza legata alla pandemia in corso. La necessità di ricorrere al lockdown per contrastare il più possibile la diffusione del virus ha ridotto all’improvviso le opportunità di interazione diretta tra tutti noi, e questo isolamento forzato si è andato ad aggiungere a quello che da sempre caratterizza i soggetti con disturbi mentali.

Come in moltissimi settori di attività, anche nel nostro ci si è adoperati per mantenere, o meglio ristabilire, i contatti con i propri utenti attraverso l’uso degli strumenti informatici, mettendo a punto progetti ad hoc di cui si sono definiti modalità di funzionamento e contenuti. Questo si è dimostrato senz’altro prezioso per molti, che hanno potuto mantenere il contatto continuo con i servizi di appartenenza e gli educatori di riferimento.

Tuttavia, un numero significativo di utenti in carico ai Centri di Salute Mentale non disponeva degli strumenti, sia tecnologici che culturali/cognitivi, necessari a fruire di questa nuova forma di servizio. Di conseguenza, anche all’interno di uno stesso gruppo di pazienti questo fattore ha finito per dare origine a un nuovo divario tra due sottogruppi, uno dei quali, più svantaggiato, si è trovato ancora più isolato.

Per mantenere in essere in tutti i casi i vari progetti educativi personalizzati (PTRP), durante il periodo del lockdown, parallelamente all’impiego di strumenti di comunicazione a distanza si sono adottate misure specifiche per chi non era in grado di utilizzarli o di padroneggiarli sufficientemente.

Anche l’attività in presenza, nel momento in cui si è riavviata, ha richiesto una profonda riorganizzazione per poter essere svolta rispettando le norme introdotte per il contenimento del rischio di contagio. Anche in questa nuova fase, quindi, l’impiego degli strumenti informatici ha continuato ad essere necessario. Senza contare che nessuno può dire con certezza quale sarà l’evoluzione futura del problema Covid e se si potrà essere nuovamente costretti a qualche forma di riallontanamento forzato.

Per tutti questi motivi abbiamo ritenuto auspicabile e prezioso lavorare per garantire che ognuno potesse acquisire le competenze e abilità informatiche di base attraverso percorsi formativi specifici.

I CORSI D’INFORMATICA sono stati realizzati nell’ambito dei PROGETTI DI ATTIVITÀ DI COMUNITÀ P.A.CO., a cura del Consorzio INDACO in co-progettazione e collaborazione con alcune Associazioni del CUFO, Sogni&Bisogni e con il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche di Bologna.

Nell’ottica della promozione e della creazione di opportunità socializzanti e riabilitative, il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze patologiche dell’Azienda Ausl di Bologna, in collaborazione con le Associazioni di Volontariato e con la Cooperazione Sociale, promuove e gestisce, i progetti (P.A.CO.) orientati allo sviluppo delle competenze e all’inclusione.

Nello specifico, il Progetto P.A.CO “Comunicazione per la Salute Mentale” prevede l’organizzazione di corsi di formazione, organizzati per piccoli gruppi di persone e/o i loro familiari, sull’uso di tutte le tecnologie della comunicazione e del lavoro a distanza (videoconferenze, chat, piattaforme social e loro integrazione con gli strumenti del lavoro di ufficio). La finalità principale è favorire i rapporti e le relazioni tramite la conoscenza di mezzi di comunicazione informatici.

Si è scelto di affidare la conduzione di questi corsi non solo a dei tecnici informatici esterni ma anche ad alcune figure educative interne alle cooperative del Consorzio Indaco, per sfruttare la loro maggior capacità di comprensione dei bisogni degli utenti e di traduzione del linguaggio tecnico astratto in un linguaggio più idoneo ed efficace. Siamo convinti inoltre che questa iniziativa, in aggiunta a questa finalità appena descritta, possa anche essere molto utile sia per stimolare alcuni utenti a partecipare a eventi comuni sia per offrire loro un’occasione di accrescere la propria autostima acquisendo capacità ormai diffuse e sempre più rilevanti nella quotidianità di ognuno.

Durante i corsi di informatica, sia di base sia intermedi, il nostro compito sarà quindi quello di fornire ai partecipanti dei nuovi, utili strumenti di comunicazione e di contatto sociale. Ci è chiara la necessità di affrontare anche situazioni diametralmente opposte: in alcuni casi l’interesse ad avvicinarsi agli strumenti tecnologici non nasce tanto dal paziente stesso ma dai suoi familiari, o dal servizio d’appartenenza, che vedono questa competenza come una chiave per aprire molte serrature; in altri casi è il paziente stesso a sopravvalutare la padronanza dello strumento informatico vedendolo come la soluzione di tutti i suoi problemi o l’unico mezzo per costruirsi una rete amicale e sociale. Vorremmo invece riuscire a presentare questi mezzi per quello che sono: non una bacchetta magica per risolvere tutto (e nemmeno un pericoloso candelotto di dinamite al di fuori dal nostro controllo) ma un utile strumento e una competenza in più da spendere.

Il fatto, poi, che questi corsi si rivolgano contemporaneamente a gruppi di individui li rendono anche una preziosa opportunità per imparare a mediare tra le proprie esigenze, o i propri desideri, e quelli altrui e a gestire l’imprevisto che si può presentare. Durante l’incontro che abbiamo tenuto al Provvidone con alcune persone a cui sono stati forniti dei tablet attraverso il progetto Itaca, ci è stato confermato che, come educatori, dobbiamo farci interpreti delle loro difficoltà e delle loro necessità che spesso non vengono espresse esplicitamente perché non sono chiare nemmeno ai soggetti stessi.

Questa importante iniziativa prenderà l’avvio il 21 settembre. Siamo consapevoli che non si tratterà di un un gruppo di 15 corsi di informatica classici, e che quindi potranno non essere in grado di rispondere alle esigenze di tutti, incluse le persone con competenze informatiche già piuttosto avanzate, ma siamo certi che sarà una nuova occasione di scambio e dialogo comune e soprattutto una possibilità di tornare a lavorare in gruppo nel rispetto delle normative anti-Covid.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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