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Le cooperative sociali alle prese con il COVID-19

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

A cura del Consorzio di Cooperative INDACO

L'epidemia del COVID-19 ha messo alla prova anche le cooperative che offrono servizi alle persone con disturbi mentali. L'emergenza ha costretto operatori e strutture ad attuare nuovi protocolli per il Progetto Terapeutico Riabilitativo Personalizzato (PTRP). Riportiamo il risultato riguardante le tre aree della socialità e affettività, supporto all'abitare e formazione e lavoro.

Area Socialità/Affettività

L’emergenza sanitaria degli ultimi mesi ha completamente sconvolto le abitudini e gli assetti di tutti, amplificando ulteriormente le problematiche di chi già presentava fragilità e bisogni specifici ma anche di noi operatori, che ci siamo trovati a dover riesaminare le nostre abitudini e le nostre modalità di lavoro consuete e date per scontate.
Nella nostra attività si è reso quindi necessario sviluppare delle soluzioni nuove per rispondere alle esigenze sia pratiche che psicologiche delle persone che seguivamo nonostante la distanza fisica che ci separava: l’esigenza di essere ascoltati, prima di tutto, ma anche quella di tener vivi corpo e mente.
La situazione di rischio indotta dalla pandemia ha rappresentato un ostacolo che appariva potenzialmente in netto contrasto con la nostra “mission” di stimolare e agevolare la socialità dei nostri utenti. L’obiettivo da perseguire era quindi quello di trovare forme e modalità alternative di socializzazione, sfruttando al massimo tutte le tecnologie attualmente disponibili, in modo tale da poter trasportare nelle case dei nostri utenti le attività che normalmente sarebbero state svolte all’interno dei Centri Diurni. Questo avrebbe potuto permettere agli utenti di non interrompere una relazione terapeutica significativa, sia con gli operatori di riferimento che con il luogo fisico che li aveva ospitati fino a quel momento. È stato necessario a questo fine mettere a punto delle soluzioni mirate caso per caso, ovvero dei progetti terapeutici personalizzati, che tenessero anche conto del divario digitale che è rapidamente emerso tra i nostri utenti.
Queste nuove modalità operative sono state sviluppate rispettando e applicando di volta in volta tutta la cascata di norme e regolamenti dettati dal Governo e dagli Enti preposti, e sono illustrate in dettaglio nel documento allegato:Area Socialità/affettività

Area Supporto all’Abitare

Il periodo del lockdown imposto per contenere la diffusione del virus Covid-19 ha trasformato le nostre case in postazioni di lavoro, sale riunioni o aule didattiche. Improvvisamente la nostra quotidianità è cambiata, imponendoci di condividere i nostri spazi ogni giorno con coniugi, figli o familiari.
Ma che impatto ha avuto la casa sulla Salute Mentale dei nostri utenti?
La pandemia provocata dal Covid-19 ha bloccato dentro persone di ogni età e tra queste ci sono anche i pazienti dei centri diurni.
Per alcuni si è trattato di un ulteriore isolamento ma per altri, purtroppo, niente altro che normale quotidianità.
Le misure di distanziamento fisico e le interruzioni dei supporti a domicilio e delle attività sociali, potevano portare a un aumento dei problemi di Salute Mentale. In particolare l’isolamento rischiava di aumentare la possibilità di soffrire di disturbi come la depressione e l’ansia, fino ai comportamenti alimentari disordinati.
Tutti gli operatori dei centri diurni, nonostante lo stato d’animo di ansia, preoccupazioni e paure, si sono ingegnati per attivare nuove risorse e affrontare i problemi che si sono creati, cambiando le “abitudini” e sviluppando delle nuove priorità.
E’ stato fondamentale raggiungere davvero i pazienti tra le mura domestiche, infatti i colloqui telefonici, sono state occasioni di dialogo in remoto tra pazienti e operatori e alcuni di loro ci hanno detto di essersi sentiti più accuditi direttamente a casa, invece di entrare in una struttura.
Poi c’è stato un cambiamento radicale della “realtà” che si è trasformata del tutto in quella virtuale: la vita si è trasferita sul web. Skype, Teams e Zoom sono diventati i nuovi canali di vita.
Nelle situazioni più gravi e complesse, laddove non era sufficiente il contatto da remoto, si sono mantenuti gli interventi domiciliari, in accordo con i servizi ed adottando tutte le misure precauzionali previste dei regolamenti governativi, regionali e del Dipartimento di Salute Mentale.
Nonostante le difficoltà, le risposte che abbiamo dato, sono state continuative e soddisfacenti ed è stata nostra cura monitorare quotidianamente la sofferenza e le problematicità che sono emerse.
Queste nuove modalità operative sono state sviluppate rispettando e applicando di volta in volta tutta la cascata di norme e regolamenti dettati dal Governo e dagli Enti predisposti, e sono illustrate in dettaglio nel documento allegato:Area abitare


Area Formazione, Lavoro

Alla luce di questi mesi e dell’enorme mutamento sociale, la gestione del quotidiano è stata completamente revisionata da parte di tutte le cooperative appartenenti all’area formazione/lavoro a Budget di Salute.
Lo strumento del tirocinio di inclusione sociale e formativo è stato sospeso come da normativa nazionale fino al 17 maggio. Vista la natura del budget di salute è stata richiesta dal Dipartimento di Salute Mentale la continuità del lavoro educativo in quanto servizio essenziale di riabilitazione e cura delle persone.
L’intervento educativo si è basato su un intenso supporto emotivo e mediazione relazionale a seconda dei bisogni di ogni singolo utente, è stato portato avanti da tutti gli educatori, che quotidianamente hanno svolto tale impegno con dedizione e professionalità elevate. Il tutto è stato dettagliato in più forme.
Questo lungo periodo ha portato tutti quanti ad una sfida con sé stessi, nel trovare risorse interiori ed energie per affrontare l’isolamento obbligato.
L’uso costante delle mascherine e delle modalità comportamentali di distanziamento sociale provocano un enorme cambiamento di gestione di se’ stessi nel mondo ed è compito delle cooperative sociali con budget di salute fare interventi costanti, monitoraggi e supervisioni specifiche, per rendere le persone sempre più consapevoli e autonome del nuovo modo di vita che aspetta tutti quanti.
Grazie alla continuità educativa e alle attività alternative di contatto che anche ad oggi vengono portate avanti in modo parallelo al tirocinio, laddove emerga il bisogno e la necessità, sono state garanzia di qualità riabilitativa, non ci sono stati abbandoni né ricoveri.
Abbiamo gestito con grande senso di responsabilità la solitudine che poteva derivare dall’isolamento a tutta quanta l’utenza, ogni singolo giorno. Questa presenza costante, emotiva e di sostegno ha portato ad arginare sentimenti e angosce di abbandono rafforzando fortemente il senso di appartenenza e l’importanza dell’esistenza di ognuno.
La paura è un’emozione che ci ha coinvolti tutti, il coraggio nell’affrontare insieme questo evento straordinario, ci ha permesso di superare la distanza fisica grazie ad un coinvolgimento affettivo riportando la vicinanza sociale ad una dimensione interna della soggettività, rafforzando così la fiducia nelle relazioni, superando i confini oggettivi verso la natura più sana e intima di ogni essere umano. E questo ha fatto un gran bene!
Sarà questo il terreno di una sfida che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi per investire sull’ampliamento delle competenze in ambito lavorativo per creare opportunità concrete con una spinta creativa e innovativa al cambiamento.
Dal 18 maggio 2020 lo strumento del tirocinio è ripartito, ogni cooperativa ha messo in atto i protocolli e le direttive della propria area, gestendo l’accoglienza delle persone che ha in qualità di azienda ospitante, nell’assoluto rispetto della normativa nazionale e regionale inerenti al covid-19.
Ogni cooperativa ha recepito ed adottato le misure del Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro del 24 aprile 2020.
Queste nuove modalità operative sono state sono illustrate in dettaglio nel documento allegato:Area formazione/lavoro




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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