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Le radici della terra e della mente: storia di Claudio Bartoletti

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

La provincia ravennate è una grande distesa piatta e agricola. Chi viene da Bologna per andare al mare la percorre spesso sotto un sole battente e la vede monotona, desolata, ma con un suo fascino antico, immobile. Fra questi piccoli centri contadini c’è San Pietro in Vincoli. Come tanti altri paesi della zona ha visto generazioni di lavoratori della terra

.Una famiglia di braccianti da cinque generazioni alla fine degli anni cinquanta sapeva che nelle città l’ascensore sociale era in movimento. I sogni dei figli possono essere per la prima volta a portata di mano.

“Volevo fare il giornalista” racconta Claudio Bartoletti, ex direttore dell’Arcipelago e della REMS di Bologna appena andato in pensione, figlio di questo contesto contadino del ravennate. Doveva essere un caso raro in un paesino avere un figlio che ogni giorno prendeva la corriera per andare al liceo classico in città. I professori suggerivano ai genitori meno abbienti di approfittare delle borse di studio con un esame legato al profitto. “Dopo la maturità la scelta di cosa fare era complessa. Amavo le lettere ma ero attratto anche dal mondo scientifico.” La medicina rappresenta una conciliazione fra i due indirizzi, soprattutto la psichiatria, che è proprio l’esatta sintesi. “Erano anni in cui la medicina era ancora fondata sui rapporti diretti con la gente, attraverso figure della comunità come i medici condotti.”

Quando il dottor Bartoletti ha 18 anni muore il padre; la scelta è di proseguire con gli studi. “C’era il presalario garantito da medie alte e ritmi di studio regolari. Permetteva di pagare le tasse.” Gli anni dell’università sono stati quelli del boom delle iscrizioni. C’erano lezioni sovraffollate e poca possibilità di lavoro clinico. I contatti con i pazienti avvenivano molto tardi. È la seconda metà degli anni ’70 con le rivolte studentesche “È stato un periodo comunque importante, con molto impegno politico, molta militanza, i primi contatti con l’antipsichiatria, molte letture e le prime fascinazioni per la psichiatria e la psicanalisi. La scoperta di Freud.”

I professori che più mi hanno segnato sono stati Spadoni, Zucchini. La scuola bolognese di psicanalisi era rinomata. Ho tratto un orientamento che ha accentuato soprattutto l’interlocuzione e l’empatia.” E poi la continua necessità di conciliare studi e sopravvivenza economica. “A quel tempo c’erano i tirocini abilitanti che erano brevi esperienze pagate simbolicamente, che fornivano un attestato per fare il concorso.” Nel 1981 Claudio Bartoletti inizia il tirocinio in Psichiatria al Sant’Orsola dove nel cosiddetto “repartino” (poi SPDC), chiusi gli accessi al Roncati, vengono convogliati psichiatri e pazienti. Contemporaneamente si iscrive alla scuola di specializzazione in Psicologia Medica a Bologna e si specializza nel 1983. Di quel periodo Claudio Bartoletti ricorda l’incontro con la dottoressa Mantovani, persona colta con la quale ha imparato il mestiere sul campo, assistendola nel colloquio con gli utenti. “Il primo impatto con la psichiatria nel reparto per acuti, con i più scompensati nel “repartino”, fu molto coinvolgente e da allora sono sempre rimasto nell’ambito delle acuzie.”

Nel 1986 il dottor Bartoletti si iscrive a psichiatria a Modena, dove lavorava da qualche anno con contratti a termine, e si specializza nel 1990. Nel 1988 partecipa a un concorso di ruolo a Bologna e il luogo di assegnazione è Villa Olimpia, dove svolge l’incarico di assistente. E a Villa Olimpia resta fino al 1997. “Era un reparto all’avanguardia già dalla fine degli anni 70, prima ancora della legge 180. Aveva nelle sue caratteristiche la logica della sperimentazione delle attività di gruppo, con iniziative per allora all’avanguardia come la musicoterapia. Erano anni di ferventissima innovazione, all’insegna dell’apertura con l’esterno: le feste di natale condivise con i bimbi della scuola, cose per allora avveniristiche che ho riportato nella struttura Arcipelago favorendo un ricovero civile, con il rispetto per le persone e le loro possibilità.”

Da Villa olimpia Claudio Bartoletti passa al distretto di Bologna Sud, poi Casalecchio di Reno, l’attività presso il day hospital e l’ambulatorio fino al 2000 quando gli viene chiesto di dirigere l’ex Centro Diagnostico Neuropsichitatrico A (CDNA)che chiamammo con un referendum Arcipelago perché l’ex azienda sud era fatta di cinque vallate molto separate fra di loro: Idice, Savena, Sambro, Setta e Reno, la montagna. Queste cinque isole si ritrovavano in un luogo unitario.” Diciotto posti letto e la possibilità concessa dal dirigente di scegliere il personale. “Il primo anno oltre dimettere i lungo degenti facemmo la selezione degli operatori in mobilità e arrivò personale estremamente motivato con cinque infermiere provenienti dalla pediatria.” Con l’arrivo del nuovo direttore del Dipartimento di Salute Mentale-Dipendenze Patologiche dott. Angelo Fioritti cinque posti dell’Arcipelago vengono riservati a pazienti giudiziari. L’Unità Operativa che dirige il Dott. Bartoletti acquista anche il coordinamento dell’Equipe Psichiatrica operante in Carcere. “Quando era ancora aperto l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG ) l’equipe psichiatrica del carcere comincia ad inviare all’Arcipelago, anziché inviarli all’OPG, i detenuti bisognosi di osservazione psichiatrica.”

Negli OPG la qualità della vita è molto peggio di quella manicomiale. Letti di contenzione, molti farmaci e poca terapia psicologica. La relazione Marino è un documento raccapricciante.” Per questo motivo nasce la legge 81 che ne stabilisce la chiusura. "La Regione Emilia-Romagna propone di aprire due REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) provvisorie e a marca strettamente sanitaria con un mandato e favorire la dimissione dei pazienti.

La REMS di Bologna viene affidata alla direzione del Dott. Bartoletti e si unisce all’Unità Operativa che già dirigeva (Arcipelago e Carcere). Sono anni di forte innovazione ed impegno molto intenso.

Il dottor Claudio Bartoletti ricorda gli ultimi anni con soddisfazione, segnalando solo pochi problemi di scarsa rilevanza. Un contesto con molte contraddizioni e la sensazione (vera) di muoversi in un terreno del tutto nuovo e sconosciuto.

Il dottor Bartoletti è ormai in pensione. Ma la sua storia è la testimonianza di una generazione di mezzo, nata quando la civiltà contadina tradizionale era ancora viva, passata attraverso la critica radicale della cultura istituzionale, arrivata a dovere fare i conti direttamente con le contraddizioni della società. L’impressione è che questo processo di cambiamento complesso, rapido e radicale debba essere ancora oggi metabolizzato e rischi di essere messo in discussione da quanti ritengono giusto cancellare i diritti acquisiti in favore di un’idea di comunità che divida fra pericolosi e innocui, innocenti e colpevoli, sani e malati.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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