Un Faro per chi si è smarrito

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A cura di Antonio Marco Serra

È in uscita il nuovo numero de Il Faro, per il momento è disponibile sul sito ilnuovofaro.altervista.org ma a breve sarà disponibile in formato cartaceo, negli abituali luoghi di distribuzione.

Per chi non lo segue abitualmente, due parole sulla sua storia: nasce nel 2006, su iniziativa di alcuni utenti psichiatrici di San Lazzaro di Savena, con l’intento, secondo le parole di uno di essi, Fabio Tolomelli, direttore da allora ad oggi della rivista: “di offrire un attracco sicuro a chi durante la vita si è trovato di fronte a tempeste tali da perdere il senso dell’orientamento”. Di qui il nome. Sin dall’inizio la rivista si avvale del sostegno e della collaborazione di alcuni operatori di buona volontà del Dipartimento di Salute Mentale. I contributi che vi compaiono provengono in massima parte da persone in cura presso Centri di Salute Mentale, che sentono il desiderio o la necessità di parlare delle proprie esperienze e delle proprie riflessioni, spesso, con grande coraggio e sincerità, su ciò che per loro ha significato l’incontro con la sofferenza psichica. Ciò può avere una valenza, in senso lato, “terapeutica” per chi scrive, ma può essere utile anche a chi, leggendolo, riconosce traversie analoghe a quelle che ha personalmente vissuto, e riesce così a superare quel senso di isolamento e di spaesamento che spesso si accompagna a questo tipo di malattie.

copertina FaroAll’inizio la rivista è composta da poche pagine e pubblicata a livello artigianale, in poche copie, ma col passar del tempo si rafforza, aumentando la sua paginazione e soprattutto il numero di collaboratori che si contano oramai in parecchie decine.

Con il progetto “Nuova luce per Il Faro” (2013-2014), finanziato dalla Fondazione del Monte, la rivista acquisisce una nuova veste grafica, e alcuni redattori, seguendo un apposito corso, imparano ad impaginarlo in maniera quasi professionale.

Sin dall’inizio Il Faro suggerisce ai propri autori un argomento, su cui fare le proprie riflessioni, ma chi preferisce scrivere su qualche argomento che gli stia più a cuore lo può fare senza problemi. Giusto per ricordare qualcuno degli argomenti proposti in questi anni: lo stigma, il sogno, il conflitto, i ricordi d’infanzia, il coraggio e l’accettazione, la colpa, l’autonomia, la rabbia, il gioco, la curiosità, solidarietà e aiuto…

Da parecchi anni la rivista contiene anche un inserto, con contenuti più dichiaratamente scientifici, scritti da esperti contattati dalla redazione.

Una politica a cui la redazione si è sempre attenuta in questi anni è stata quella di non praticare alcun tipo di censura sul materiale proposto, e credo si sia mostrata una scelta vincente.

Oggi Il Faro viene stampato in mille copie a cura del Centro Stampa dell’AUSL di Bologna e viene distribuito in tutti i Centri di Salute Mentale, oltreché in occasione di tante conferenze e raduni che si occupano di questi temi e, con grande gioia per chi vi lavora e vi scrive, non sono mancati in questi anni tanti attestati di apprezzamento.

In qualità di membro di lungo corso della redazione, mi sia consentito di rivolgere un grazie particolare a Lucia Luminasi, familiare, dell’associazione Il Ventaglio di Orav, che da tanti anni si spende senza sosta e con energie quasi illimitate perché la rivista, numero dopo numero, seguendo la luce del faro, giunga felicemente in porto.

L’argomento che abbiamo voluto proporre per il presente numero, almeno apparentemente, è meno impegnativo del solito: “la festa”. Ma, come è naturale, non sono gli argomenti ad essere leggeri o impegnativi, ma il modo in cui li si affronta e se avrete la pazienza di scorrere la nostra rivista, vi accorgerete che, come al solito, i nostri autori lo hanno affrontato dalle più svariate angolazioni: considerazioni ora lievi, ora profonde, spesso intessute con la trama dei propri ricordi personali.

Ma naturalmente, come è nostra consuetudine, accanto agli articoli dedicati all’argomento del numero, troverete nella rivista tante altre cose: le poesie, i racconti, le recensioni, la partita di scacchi e i dipinti degli Artisti Irregolari.

Buona lettura!



 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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