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Mauro: adesso in casa mi sento anche più in alto che al settimo cielo

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

Mauro è una delle persone che ora sta in una casa del progetto Housing First. Alcuni redattori di Psicoradio sono andati a trovarlo e lo hanno intervistato.

Io vivevo per strada, dormivo in macchina, il problema era quello. Poi ho conosciuto delle ragazze, perchè facevo e faccio il volontario all'AUSER. E loro insistevano, insistevano, perchè andassi a dormire al dormitorio; quando poi ho avuto una disgrazia che mi ha portato via la macchina, allora ci sono andato.

Psicoradio: Perchè non le piaceva l'idea di andare a dormire in un dormitorio?

C'erano troppe persone, magari buonissime persone, però non mi piaceva la moltitudine.

E adesso, qual è la differenza tra dormire in un dormitorio e stare in una casa del progetto Housing first?
Dal palmo della mano al dorso della mano. Prima di tutto abbiamo un tetto, ho un tetto, poi la comodità di andare fuori o stare in casa, fare più o meno quello che mi pare… E’come… come se, non dico stessimo in una famiglia, perchè noi quattro non siamo una famiglia, però è la comodità vai fuori, vieni a casa quando vuoi, rispettando sempre gli altri, perchè il problema è il rispetto reciproco.

Ci hanno raccontato un episodio: una persona dormiva in strada da moltissimo tempo; poi è stata portata in una casa del progetto, con un letto e le coperte piegate vicino. Il giorno dopo, le coperte erano ancora piegate come prima, e la persona aveva dormito sui cartoni e sul materasso. Come se, dopo tanto tempo in strada, non riuscisse ad abituarsi all’idea di un letto.

Come è stato il suo primo impatto nel tornare in una casa, dopo avere vissuto anni in macchina?
Per me è stata una cosa naturale, semplice, è come se i 5 o 6 anni che ho fatto in macchina non me li ricordassi neanche più. Adesso mi sento al settimo cielo! non al primo, al settimo e se ce ne sono altri, ancora più su. La vita che facevo prima non la auguro nemmeno al mio peggior nemico, dormire sotto la neve, è dura, molto dura.

In questi 5 o 6 anni vissuti in macchina, è un po'difficile rimanere sempre lucidi, immagino.
Non lo so se era un pregio o un vizio, non glielo so dire, ero sempre al bar, perché quando chiudevo la macchina ero sempre al bar e sbevucchiavo, e passavo la giornata così. Poi arrivati ad un certo punto si andava al letto.

Quindi all'epoca la sua giornata era stare al bar e dormire in dormitorio?

Si, non lavoravo più, soldi non ne avevo, andavo al bar per scaldarmi.
Adesso invece alla sera siam tutti qui, guardiamo la televisione, mangiamo; mi cucino qualche umido, e pasta, pasta in tutte le maniere. Poi ho dei vizi, bere moderatamente. Però se devo essere a casa da solo mi troverei molto perso, e poi non andrei a casa tutte le sere, starei fuori.

Le piace di più stare fuori di casa o stare in casa?
Quando devo uscire, piango. Ma una volta che sono fuori sto fuori. Ho 2 giorni che esco, il lunedi e il venerdi, che vado a trovare i miei amici al bar, facciamo un bel calcio balilla.

Quando ha saputo di questo progetto, l’ha detto a qualche persona che come lei era sulla strada?
Le persone che erano a dormire con me, li conosco di vista e basta, perché non mi davano fiducia; comunque, non dovevo pensarci io a dire questa cosa.

Ha parenti? Li vede ogni tanto? Qualcuno la viene a trovare?
Siamo io e mia sorella, e ogni tanto ci teniamo in comunicazione col telefonino. Magari vado io a trovare mia sorella, perchè lei è più anziana di me.

 

Adesso che attività fa come volontario dell’Auser?
Accompagno persone, non dico disabili, ma che non sono autonome: che non prendono l'autobus o cose del genere…per esempio, chiamano la macchina, io guido e li porto all'ospedale.

In conclusione, ci può dire quali sono secondo lei pregi e difetti del vivere in strada e del vivere in una casa?
Vivere per strada non c'è nessun pregio, la vita nella strada è tutto un difetto, perché non hai la possibilità di fare quello che vuoi; se hai bisogno di lavarti devi correre da qualche parte, se hai bisogno di fare i tuoi bisogni li devi far li, cioè sono tanti fattori che sono molto brutti.

Qui invece ho tutte le comodità, l'ho detto, sono al settimo cielo, perciò non posso dirti altro. L’unico problema qui è che siamo in quattro, e dobbiamo riuscire a mettere insieme quattro teste che pensano una diversamente dall'altra.

Quando si dice che ci sono persone che vivono in strada per scelta lei ci crede?
No, non lo credo. Può darsi, non lo so. Io ci sono andato per disgrazia.

 



 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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