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Housing first: la casa prima di tutto

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

A cura di Psicoradio

89 persone a Bologna sperimentano un progetto per ricominciare, dalla casa, a ricostruire la propria vita

Probabilmente non è giusto, ma quando si avvicinano le feste di Natale alcune situazioni appaiono, se è possibile, ancora più dolorose. Tra queste, senza dubbio la condizione di chi non ha una casa: perché senza fissa dimora, o perché si trova in una situazione di emergenza abitativa. 

Da qualche anno è partito a Bologna “Tutti a Casa”, un progetto che vuole offrire un alloggio a famiglie o persone sole che vivono una situazione di disagio abitativo.

Il progetto si ispira al modello americano dell’ housing first e nasce dalla consapevolezza che il sistema di sostegno per i senza tetto (i dormitori, per esempio)  abitualmente adottati non porta a miglioramenti reali, nel senso che, a parte il ricovero temporaneo, non riduce le condizioni di povertà.

“Tutti a casa” invece prevede l’inserimento delle persone e dei nuclei familiari in appartamento, evitando il classico percorso a “scalini”, fatto da strutture d’accoglienza, dormitori e social housing; e in questo modo si contengono i costi di gestione di queste strutture.

Oggi le persone che hanno trovato una casa sono circa 89, per un totale di 26 appartamenti, distribuiti sul territorio; si tratta per lo più di uomini dai 44 ai 55 anni, il 45% è italiano, di cui il 70% è in strada da più di 3 anni, il 40% è in carico a servizi specialistici, mentre il 30% ha problemi psichici o di dipendenza ma non è in cura.

In questo ambito, l’obiettivo dell’Housing first è la riduzione del danno e l’orientamento di queste persone in un percorso verso l’autonomia e l’autodeterminazione.

L’inserimento nei percorsi di Housing first mira anche alla costruzione e al rafforzamento di reti relazionali; inoltre un’equipe di esperti fornisce un sostegno psicologico, che affianca le persone nella gestione degli appartamenti e facilita la loro integrazione nella comunità. Ogni inquilino, inoltre, paga una quota di affitto che varia a seconda della sua disponibilità economica. Gli appartamenti, infatti, sono reperiti da privati e gestiti dalle cooperative sociali con contratti di locazione a canone concordato.

Psicoradio ha intervistato Alessandro Tortelli, responsabile del progetto Housing First, e presidente dell’associazione Piazza Grande, che da molti anni lavora a Bologna con persone senza fissa dimora.

“La relazione con le persone è la chiave di tutto il progetto, ed è anche un po' la nostra difficoltà: dobbiamo far capire che Housing first non vuole soltanto mettere a disposizione una casa – spiega Tortelli -  ma che invece si parte dalla casa per costruire servizi che possono aiutare in modo efficace le persone. Si sta bene quando si è immersi in un contesto relazionale e quando si ha un luogo in cui stare”.

Piazza Grande riesce a intercettare e informare chi ha bisogno di aiuto grazie all’unità di strada che la notte presta soccorso a chi dorme in strada;  tramite i servizi sociali le persone possono in questo modo entrare nel circuito di Housing first.
“All’inizio è stato difficile gestire questo progetto, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con il vicinato. Molti avevano paura e non volevano dei senza tetto come vicini. Ora questi problemi li abbiamo risolti quasi in tutti i casi”, spiega Tortelli ai microfoni della redazione. “Quasi tutti i senza casa hanno accumulato molta sofferenza nella loro vita. Sono segnati dagli anni di vita in strada e dalla violenza che l’accompagna; questo progetto dà loro l’opportunità di provare a ricominciare da capo”.

Di ricominciare dalla casa, che non è solo un letto per la notte: è il rifugio, il posto dove tornare, il luogo in cui poter cucinare il cibo che si ama, custodire qualche oggetto caro, in cui invitare un amico, ospitare un animale…  Il luogo in cui ricostruire poco a poco la propria identità.



 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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