Diventare famiglia

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Roberto e Umberto, che partecipano al progetto IESA.

“Questo progetto può umanizzare questa società, che è sbagliata. Parola di uno sconfitto politico” Umberto, un ospitante.
“Ho conosciuto il progetto IESA grazie a degli amici. Io mi ritengo uno sconfitto politico perché tutte le mie idee di liberazione della società sono fallite. Io ho fatto il 68, ho fatto il 77, ho provato di tutto e ho cercato di cambiare quello che non mi piaceva di questa società. E sono convinto che una realtà come questa possa “umanizzare” questa società, che io considero profondamente sbagliata, nella quale bisogna assolutamente immettere molta più solidarietà, intelligenza, culto della bellezza e cultura. Quando ho a che fare con una persona che non rientra nella mia storia, non è un amico di infanzia, non è un compagno di scuola, è una persona che non ho mai conosciuto prima, ho interesse a capire i suoi gusti e le sue abitudini. E soprattutto a condividere con lei dei valori.”

 “Un po’ di sollievo contro la solitudine” Roberto, un ospite.
“Sono entrato nello IESA come ospite in accoglienza familiare. All’inizio ero un po’ titubante e riluttante a farne parte, non ne capivo bene il senso. Ora, invece, sono ancora ospite e condivido il mio tempo libero con la persona che mi “ospita” part – time: facciamo delle passeggiate in centro o andiamo a bere un the insieme. In questo modo posso lasciarmi alla spalle i luoghi di frequentazione soliti, i bar soprattutto. Incontro una volta o più volte a settimana questa persona, il mio ospitante, per un’ora circa e questo dà un po’ di sollievo dopo lo stacco dal lavoro, quando c'è il rientro a casa, perché a casa soffrirei la solitudine, la noia e il fastidio di dover restare da solo. Partecipando al progetto IESA possono entrare in relazione con qualcun altro.



 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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