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Confronto e condivisione nei gruppi di ascolto tra familiari al Csm Porto-Saragozza

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni

Nei vari Centri di salute mentale della città metropolitana di Bologna si sono formati gruppi di confronto e condivisione, spazi per chi ha desiderio di condividere vissuti e raccogliere informazioni utili ai percorsi di cura. Le difficoltà non riguardano solo la cura ma il futuro, l’esperienza, l’utilizzo dei farmaci ma non come unica risorsa. 

 gruppo ascolto porto saragozza

Questi gruppi si interrogano su quali siano gli obiettivi della Salute mentale alla ricerca di progetti più evolutivi rispetto a quelli già in campo. Protagonisti sono le esperienze di coloro che vivono a stretto contatto con il CSM, sia per lavoro che per necessità di cura. Lo scopo è conoscersi, scambiare esperienze per poter collaborare a costruire percorsi, progetti e attività che offrano uno sguardo onesto e propositivo sulla possibilità concreta di affrontare la malattia per poter vivere una vita soddisfacente.

Abbiamo seguito un incontro tenutosi presso l’Aula Roncati del Centro di salute mentale Porto-Saragozza per analizzare lo sviluppo della discussione. Tra i partecipanti soprattutto i familiari, con il loro carico di sofferenza e un impegno continuo e generoso alla ricerca di risposte valide, se non per loro almeno per le generazioni a venire. Sul campo sono state presentate non solo esperienze, ma idee, proposte, progetti che potrebbero portare a risolvere soprattutto i problemi di dialogo fra le parti in causa, nell’ottica di attivare forme d’intervento sempre più operative. Grande la curiosità e l’attesa per gli ulteriori sviluppi del Recovery College, anche se gli attestati di stima maggiori li raccoglie il volontariato sul territorio.

La ricerca di soluzioni è proporzionale alle gravi difficoltà vissute dalle famiglie. Quali possibili nuove tecniche, quali modelli porre in campo per fornire un senso alle situazioni caotiche quotidiane? Davanti al rapporto paziente-curante esistono delle reticenze dovute forse all’incertezza e alla confusione. C’è evidentemente una posizione di potere istituzionale che mette soggezione nel paziente: bisogna recuperare un rapporto più diretto, più amichevole e di franchezza sul quale impostare i rapporti. C’è un non detto che dovrebbe essere sbrogliato fra i tre attori principali, le istituzioni, i familiari e gli utenti. Il gruppo più è ampio più aiuta ad affrontare la complessità. L’obiettivo: ciascuno deve mettersi in ascolto e provare a capire l’altro.

Per concludere, le parole di Costanza, partecipante a questo gruppo di lavoro: “Questi gruppi agevolano l’incontro tra le varie componenti, ma è un lavoro lungo e impegnativo. E occorre la disponibilità a partecipare con sincerità e una certa dose di concreta praticità. E la fatica non si può eludere. In questo gruppo si è lavorato sull’ascolto su richiesta dei partecipanti e penso sia stato un ottimo punto di partenza”.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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