• Home
  • documenti
  • Articoli
  • Art City apre agli artisti irregolari bolognesi. Il racconto della mostra al Roncati

Art City apre agli artisti irregolari bolognesi. Il racconto della mostra al Roncati

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni

È stata una bella occasione. L’occasione di fare entrare il Collettivo Artisti Irregolari Bolognesi (CAIB) all’interno del programma cittadino bolognese di Art City, il programma prestigioso di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna e che per quattro giorni, dall’1 al 4 febbraio, ha trasformato la città in un importante centro nazionale di diffusione dell’arte contemporanea.

Art City grande

Una bella occasione per i 21 artisti del collettivo che hanno presentato al quadriportico dell’ex Ospedale Roncati più di 100 opere fra pittoriche, grafiche e anche qualche scultura. Il tutto grazie alla partecipazione al bando aperto dal Comune per selezionare i progetti più interessanti. A coordinare è Antonella Magnani dell’AUSL di Bologna, che ha preso le redini dell’operazione in sinergia con Concetta Pietrobattista, per tanti anni referente del progetto riguardante il collettivo e che, oltre a numerose mostre collettive sul territorio nazionale e internazionale, ha organizzato anche una mostra a Palazzo d’Accursio negli anni passati.

L’inaugurazione di una mostra vale la pena di essere raccontata. Perché è come una festa, un momento in cui osservare, intrattenere rapporti, farsi conoscere, cogliere commenti. Proviamo a farlo con quella del collettivo artisti irregolari.
Tipica giornata autunnale, grigia e fredda. All’ingresso di via Sant’Isaia 90 un folto gruppo di utenti accompagnati da Maria Parracino attende l’apertura della mostra. Maria è il prototipo della volontaria e grazie alla sua collaborazione molte delle opere d’arte sono state incorniciate, in collaborazione con la Cooperativa Il Cedro del Libano e L’Associazione Padre Marella.

Si aprono le porte della mostra targata Art City. A fare gli onori di casa sono proprio Antonella Magnani e Concetta Pietrobattista. Antonella consegna dei segnalibro con riproduzioni di parti delle opere degli artisti invitando ad ascoltare i commenti registrati da un’attrice attraverso alcuni QRcode. Un’esperienza immersiva in cui si possono cogliere le intenzioni degli artisti. Un video propone il catalogo in uscita della mostra tenutasi a Palazzo d’Accursio e che Concetta Pietrobattista sta ultimando insieme al collettivo degli artisti. Contrariamente a quanto si possa pensare non si tratta di un evento frequentato in prevalenza da operatori della Salute Mentale; il marchio Art City permette alla mostra di entrare in un circuito che allarga potenzialmente a tutta la cittadinanza la fruizione. E la presenza di molti giovani dimostra come il tema di arte e salute mentale sia maturo per essere ripetuto in occasioni specifiche e di rilievo. Le opere sono state selezionate da Daniela Rosi, esperta d’Arte Irregolare all’Accademia delle belle arti di Verona. Fra queste, due sono servite a rappresentare graficamente l’intera mostra. Si va dall’informale, con rush di colori violenti, a elaborate narrazioni per immagini monocromatiche. C’è spazio anche per stili che si avvicinano ai manga e al fumetto.

Tutti i pezzi erano in vendita: “Gli artisti non hanno grandi risorse economiche ed è un modo per mettersi in risalto”, ha ricordato Magnani. Una modalità diretta fra artista e compratore guidava gli acquisti delle opere e si è concretizzata in una ventina di vendite.

Il futuro: uscire fuori dai luoghi istituzionali della Salute Mentale anche se le risorse economiche sono necessarie per essere esposti. “Sarebbe interessante un aggancio con il mondo commerciale dell’arte - aggiunge Magnani - ma non abbiamo contatti e competenze quindi bisogna puntare per ora sulle circostanze cittadine favorite dalle istituzioni. Vorremmo partecipare ai percorsi dei Recovery College per realizzare con i partecipanti alcune opere attraverso varie tecniche”.
Ma la missione principale del Collettivo è di sostenere e creare occasioni di visibilità e riconoscimento agli artisti che partecipano. “Per tanti stare nel collettivo vuole dire fare parte di un gruppo e non sentirsi soli. Alcuni, pochi, lavorano in autonomia e vorrebbero fare delle personali”.

Al Collettivo si può partecipare interfacciandosi con i Centri di salute mentale. Si entra così in contatto con il gruppo per una chiacchierata assieme allo scopo di presentarsi e capire se si condividono i princìpi comuni. “È un gruppo molto accogliente che si apre negli incontri del martedì pomeriggio tenuti da Concetta Pietrobattista alla Casa di Tina. Con me e il collettivo ci si vede una volta al mese - aggiunge Antonella - e comunque ogni volta che è necessario”.
Va infine ricordato che non si tratta di arteterapia, per la quale esistono occasioni e percorsi specifici. Quello del Collettivo degli Artisti Irregolari Bolognesi è un’occasione soprattutto di socializzazione e di organizzazione strutturata dei talenti e dei desideri.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

Scorciatoie

Sogni&Bisogni

Associazione Cercare Oltre

presso Istituzione Giancarlo Minguzzi
Via Sant'Isaia, 90
40123 Bologna
Codice Fiscale: 91345260375
email: redazione@sogniebisogni.it

Privacy&Cookies

Privacy Policy Cookie Policy