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Un passo verso l'autostima, attraverso l'arte

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni

Ogni mese un gruppo composto da operatori, educatori, utenti, cittadini si riunisce per dare forma al calendario dei laboratori del Recovery College. Si tratta di un momento organizzativo importante perché finalizzato alla composizione delle attività che si svolgeranno sui territori della Città Metropolitana di Bologna e che hanno come finalità quella di rendere i partecipanti parte attiva del processo di guarigione da alcuni sintomi del disagio mentale, o quantomeno mantenere alta la consapevolezza su cosa voglia dire salute.

 
Fra queste attività si segnala “Esprimersi ad arte”, che con cadenza settimanale a cavallo fra novembre e dicembre ha intrattenuto per quattro appuntamenti una decina di iscritti.
Racconta Costanza, Esp, organizzatrice e conduttrice del laboratorio: “È nato per un interesse in comune che unisce me e Claudia, educatrice dell’Ausl di Bologna. Personalmente ho seguito tre anni di un corso di arteterapia, Claudia ha frequentato per un anno un corso di formazione per diventare arteterapeuta. Ci siamo dette che sarebbe stato bello fare un’esperienza di espressione creativa attraverso l’utilizzo di materiali diversi. Abbiamo cercato la consulenza di una persona esperta per orientare tutto il lavoro poi ci siamo trovate per progettare l’attività intera”.

Partecipare a questa esperienza ha concesso di mettersi in gioco sull’espressione di sé utilizzando materiali diversi, dal collage al colore fino alla costruzione di oggetti tridimensionali. “Non si è proposta come terapia per scavare nelle problematiche e nella vita passata ma per proporre un’esperienza che migliori il livello di benessere. Una forma di scambio e di confronto attraverso la lettura di quello che è un linguaggio universale come quello artistico - spiega Claudia - capace di veicolare contenuti in un livello intuitivo e non verbale andando incontro alle necessità e le problematiche delle persone coinvolte che partecipano”. L’arte, aggiunge Costanza, “è un linguaggio privilegiato per le persone che fanno fatica a esprimersi anche con il discorso”.

È il caso di M., che chiuso nel silenzio, ha avuto inizialmente una grande difficoltà, quasi paura, ad affrontare un foglio bianco. Il suo disagio era percepibile anche dalla postura del corpo, raccolto su sé stesso quasi a rinunciare a ogni tipo di espressività. Davanti alla sfida creativa ha semplicemente provato a esprimere le proprie idee utilizzando il materiale a disposizione, rivelando un gusto simmetrico e attento ai particolari che, grazie al confronto con gli altri, ha restituito a M. fiducia anche nelle sue capacità artistiche e nel proprio talento.

Alla fine dell’incontro la postura di M. non era più quella rannicchiata del rifiuto, ma osservava dritto, impettito, le opere proprie e quelle altrui, avendo lasciato da parte ogni reticenza nell’esprimersi. Un passo verso l’autostima, verso il dialogo con gli altri, verso la riflessione su di sé in relazione con chi era presente.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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