Editoriale di dicembre 2023

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di Marie-Françoise Delatour, Presidente di Cercare Oltre A.P.S e capofila di Sogni&Bisogni

Buon Natale e buon nuovo anno a tutti, ne abbiamo un gran bisogno. Negli ultimi tempi tutto sembra cambiare velocemente sotto i nostri piedi, non riconosciamo più i nostri negozi, non riconosciamo più le nostre città, non riconosciamo più i nostri figli, non riconosciamo più le nostre famiglie. Ci sentiamo spesso degli estranei in mezzo a un mondo che galoppa in mezzo alle tecnologie, alle reti, alle realtà virtuali, a un mondo liquido. Dove andiamo? Dove andremo nel 2024? Con quali progetti e quali certezze?

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I nostri antenati prima di noi avevano una vita ben più dura e ben meno confortevole, ma sembravano più felici, come felici e sempre sorridenti sembrano ancora adesso gli abitanti di Paesi messi molto peggio di noi dal punto di vista della qualità di vita. Com'è possibile? Qual è il male che ci logora dall’interno e ci fa vedere il futuro con tanta ansia? Forse l’intera nostra società occidentale è diventata depressa?

Se è così, dobbiamo riprenderci collettivamente e re-imparare ad apprezzare le cose piccole e belle della vita: l’amicizia, il buon cibo da condividere, le cose belle da guardare, il sorriso innocente dei bambini, i nostri animali da compagnia sempre presenti e gioiosi.

Queste “piccole cose” ci sono, sono importanti, sono alla nostra portata; certo, ci sono anche i problemi grandi del mondo, le guerre, la povertà, le malattie; problemi che ci sono sempre stati, e che forse sono anche meno “forti” adesso. Ma adesso pretendiamo di più, vorremmo un mondo perfetto, vorremmo essere capaci di governare il mondo come vogliamo noi e non ci riusciamo, la sbarra che ci siamo dati da soli sembra troppo alta e insuperabile. Abbiamo delle pretese e siamo frustrati.

Per il 2024, faccio a tutti noi l’augurio di restare con i piedi per terra. Niente lamenti, niente vittimismo. Non siamo onnipotenti. Cerchiamo di ritrovare e di mantenere la serenità, di vivere come possibile quello che è possibile, di accettare la condizione che viviamo, di accettare il tempo in cui viviamo.

In questo numero di fine anno, vi proponiamo di condividere alcune iniziative semplici che hanno portato gioia e serenità a molte persone in questi mesi invernali:

- L’iniziativa “Compagni di viaggio” condotta da Michele Filippi dell’Associazione L’Arco Corrispondenze per la recovery presso la Casa di Tina, che ha permesso uno scambio autentico e nuove amicizie;

- La gita ad Assisi di un gruppo misto di utenti, operatori e cittadini del centro sociale culturale Argilese;

- La conoscenza dell’orchestra di volontari Ensemble Concordanze che ha offerto alla salute mentale” un bel concerto di Natale con Schubert alla Casa di Tina;

- L’iniziativa di cineterapia di di Spazio Rondine (Società Dolce) che porta un gruppo di utenti al cinema in centro a Bologna due volte al mese;

- Il progetto “Non di solo pane” gestito da Indaco in collaborazione con l’Associazione Il Ventaglio di ORAV presso la Casa di Tina che ha realizzato un opuscolo con 8 racconti brevi.

Sta arrivando il periodo tanto temuto delle feste di fine anno, quando tutte le famiglie sono riunite e che qualcuno con disagio mentale resta solo, perché non ha più famiglia o perché non viene invitato. Ricordiamo a tutti che le associazioni organizzano due iniziative per stare insieme il 31 dicembre: Spazio e Amicizia a Bologna e Galapagos al Provvidone. Da non mancare, se siete soli.

In questa fase ciò che conta sono davvero le piccole cose: un sorriso, una telefonata di auguri a casa. un messaggio sulla chat, una lettura e una merenda in compagnia. Per non lasciare nessuno indietro.

Buona lettura e buone feste a tutti, ci ritroveremo in gennaio con un ricco programma di attività 2024 nell’ambito dei programmi del DSM-DP PRISMA E PACO.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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