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"Fame d'aria", il peso di un grande amore paterno

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Maria Berri, redattrice di Sogni&Bisogni

"Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo". È l'incipit dell'ultimo libro di Daniele Mencarelli, dal titolo "Fame d'aria", edito da Mondadori nel gennaio del 2023.

fame daria
Il romanzo consta di 180 pagine e si divide in quattro atti, una prefazione e i ringraziamenti finali.

La trama piuttosto esile parla dei due protagonisti che stanno per raggiungere Marina di Ginosa, paese del tarantino, dove Pietro aveva conosciuto la moglie Bianca. Il frutto del loro amore è Jacopo, un diciottenne con una grave forma di autismo.

Padre e figlio stanno percorrendo la strada per arrivare a destinazione, dove Bianca li attende per festeggiare l''anniversario di nozze con Pietro, quando la Golf, che ha macinato centinaia di migliaia di chilometri, s'inceppa per strada. I due incontrano fortunatamente un soccoritore: Oliviero, un meccanico che con il carroattrezzi li trasporterà a Sant'Anna del Sannio, piccolo centro del Molise. Qui Pietro e Jacopo si confrontano con uno spaccato di umanità: Oliviero, che dovrà riparare la frizione dell'auto; Agata, proprietaria di un bar, che darà loro ospitalità in una ex pensione, poichè va via più tempo del previsto per la riparazione della macchina, e Gaia, aiutante della barista, una quarantenne che mostra da subito empatia e comprensione nei confronti di Pietro e dispensa sorrisi ai due forestieri.

Sono pochi i personaggi che interagiscono con i due protagonisti e sullo sfondo gli sparuti abitanti e gli avventori del bar. Al loro arrivo essi sono incuriositi e mossi da umana compassione per il ragazzo che dondola e a malapena emette suoni indistinti: muhhhh è il mugolio per comunicare con il padre. Pietro chiama il figlio "lo Scrondo", come il personaggio comico, dalle movenze impacciate, della tv degli anni '80.
Pare che si siano scambiati i ruoli. Il padre mingherlino che sembra il figlio, un bambino invecchiato prima del tempo e il figlio, dall'aspetto imponente, che sembra il padre.

Pietro ha fretta di arrivare a Marina di Ginosa, ma ironia della sorte si fermano il venerdì e, quindi, sono costretti a trascorrere il weekend proprio in quel paese in cui la vita scorre lenta e sonnacchiosa. Passano così il tempo conversando con Agata e Gaia., ma, comunque, si ritrovano, come sempre, a essere soli.

Pietro è un padre esausto, incapace, suo malgrado, di trovare una via di comunicazione con il figlio, e con una rabbia spaventosa dentro. La sua rabbia è verso Dio, verso il mondo e verso il suo stesso figlio.
Pietro, nei lunghi e amari dialoghi con Gaia, si fa rappesentante di quei genitori di figli disabili che, senza aiuto e oberati dalle spese per le terapie, non si arrendono e sperano in un miglioramento che forse non avverrà mai.
Quanti corsi Jacopo ha dovuto fare senza sortire alcun effetto, quanti logopedisti lo hanno seguito, ma le terapie non hanno funzionato.
Il romanzo racconta la paternità più dura, quella che ha a che fare con l’incomunicabilità e con la disabilità. Il grido di un uomo lasciato solo con un dolore che nel corso degli anni ha divorato tutto, anche sé stesso. L'autore dà voce a questo sgomento e lo fa con uno stile poco poetico, duro e graffiante. "Fame d’aria" descrive, comunque, l'immenso amore che la rabbia, nonostante tutto, non riesce a inghiottire. Mai titolo è stato così azzeccato.
Le pagine trasudano rabbia e dolore. Il lettore è portato a odiare il padre quando impreca contro il figlio, quando strattona il braccio di Jacopo nei momenti in cui si agita in maniera scomposta, ma alla fine arriva a comprenderlo. Pietro è stanco della pietà, dei complimenti finti e degli sguardi incuriositi, e a volte indiscreti. Nessuno può giudicare questo padre.
La lettura corre veloce verso la fine dove l'arrivo di Bianca fa cambiare lo scenario. Fortemente preoccupata per la pioggia ininterrotta abbattutasi su tutto il Molise, Bianca raggiunge il paesino, scortata dalla gazzella della polizia. Nello stesso tempo è molto contrariata con il marito per il disagio e il malessere ulteriore che ha provocato in Jacopo. La famigliola finalmente riunita andrà da un’altra parte, da un altro punto di partenza, forse. Il lieto fine nella vita non esiste.

A ben riflettere sulla storia toccante di un padre e di un figlio si constata come non siano capaci di trovare la chiave di volta per amarsi. La sosta forzata nel piccolo paese metterà alla prova entrambi, ancora una volta. Anche se divisi dall'autismo, sarà un continuo reciproco riscoprirsi.

Un libro che va letto sia da chi si ritrova nelle stesse condizioni dei genitori di Jacopo e sia da chi non vive in prima persona una situazione familiare come questa. Essere umanamente vicini al padre, ai suoi momenti no, al suo sfinimento fisico e mentale, fanno comprendere lo smisurato amore, non sempre riconosciuto, che in fin dai conti Pietro prova per il suo Jacopo.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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