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L'importanza del tutor nell'inserimento lavorativo di persone con disagio psichico

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Laura Pasotti, redattrice di Sogni&Bisogni

Sono 8 le persone che hanno frequentato il Corso base di orientamento al lavoro organizzato dall'associazione Progetto Itaca Bologna nell'ambito delle iniziative del progetto Recovery College a Bologna. Sono quasi tutti giovani tra i 20 e i 30 anni, a parte due persone un po' più grandi. E, come ci ha raccontato Camilla Debernardi, responsabile del progetto Job Stations per l'associazione di Bologna, “si è formato un bellissimo gruppo”.

Foto nuova sede Itaca

Seguendo i principi del Recovery College, il percorso di orientamento è stato suddiviso in tre moduli: base, intermedio e avanzato. Il primo modulo si è concluso e poi partirà quello intermedio.
L'obiettivo del modulo base è stato quello di capire qual è il livello dei partecipanti, per identificare i loro punti di forza e di debolezza e definire i loro obiettivi lavorativi.
Molti di loro non hanno mai avuto esperienze di lavoro, ma alcuni avevano fatto un tirocinio inclusivo – aggiunge Debernardi – e durante gli incontri è emerso un elemento comune: per molti il tirocinio era stata una brutta esperienza”.
I motivi? La mancata accettazione da parte del resto dello staff, l'esclusione, la richiesta di ritmi e modalità di lavoro troppo serrati rispetto alle loro possibilità. “Per questo i tirocini sono durati tre, sei mesi o anche meno e alcuni si sono interrotti prima della scadenza - dice Debernardi – Tra i partecipanti è emerso il desiderio di lavorare ma anche la paura di ritrovarsi in un posto che li faccia stare ancora peggio”.

Ecco perché diventa indispensabile la figura del tutor che accompagna la persona durante l'inserimento lavorativo e fa da interfaccia con il datore di lavoro. Per il progetto Job Stations è Camilla Debernardi a ricoprire questo ruolo: “Per una persona con una storia di disagio psichico all'inizio di un percorso lavorativo è importante sapere di avere una persona a cui fare riferimento, che la fa sentire protetta e tutelata, a cui parlare di eventuali problemi di cui magari fatica a parlare con il datore di lavoro. Ci sono persone più o meno consapevoli delle proprie difficoltà e il mio compito è fare quel passo in più per loro nei confronti dei loro datori di lavoro. È importante sia per loro che per l'azienda”.

Durante il percorso di orientamento, i partecipanti hanno incontrato una Esp, utente esperta nel supporto tra pari, che ha raccontato loro la sua esperienza di 50enne che, dopo un percorso lavorativo travagliato, è riuscita a trovare una stabilità.
Oltre a incoraggiare i partecipanti a non mollare, ha parlato loro dell'importanza di mettersi in gioco, anche nelle cose che non piacciono – spiega Debernardi - Alcuni di loro hanno raccontato di aver ricevuto proposte di tirocinio che non hanno accettato perché non era il tipo di lavoro che volevano fare, un po' come se aspettassero il lavoro della vita. Il consiglio della Esp di accettare tutte le opportunità perché non si può mai sapere dove possono portare e perché, oltretutto, fanno curriculum è stato un messaggio importante che li ha fatti tornare un po' con i piedi per terra”.
Insieme alla Esp era presente anche la sua educatrice che ha raccontato ai partecipanti quali aiuti e opportunità vengono offerti dai servizi, come ad esempio il percorso Ips, Individual placement and support, che fornisce aiuto nella ricerca di un lavoro.

Il Corso di orientamento al lavoro si è svolto in via Nazario Sauro a Bologna nella sede di Progetto Itaca Bologna. In quella sede, nel giugno 2022 l'associazione ha avviato Job Stations, il progetto che ha come obiettivo la creazione di posti di lavoro per persone con storie di disagio psichico. “Le persone vengono selezionate tra quelle che frequentano Club Itaca, persone che noi vediamo tutti i giorni – racconta Debernardi – Tra loro c'è chi esprime l'esigenza di lavorare e insieme cerchiamo di capire quali sono le loro risorse e competenze e incrociamo le loro richieste con quelle delle aziende che aderiscono al progetto. Quest'anno abbiamo inserito tre persone e stiamo prendendo contatti con nuove aziende. L'obiettivo è inserirne altre due entro l'estate del 2024”.

Finora la risposta da parte delle aziende è stata positiva e alcune delle persone inserite tramite il progetto Job Stations stanno finendo il loro primo anno di tirocinio. “Siamo stati fortunati perché abbiamo trovato aziende disponibile e aperte – conclude Debernardi – La cosa più importante è che i datori di lavoro e lo staff delle aziende hanno dovuto imparare a rispettare i ritmi di un'altra persona, senza spingere troppo, come farebbero con un lavoratore qualsiasi, e ricavandosi del tempo per parlare con la persona inserita con Job Stations e capire come sta e come va il suo lavoro”.




 

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perché, dicevano, un pazzo
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