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A Casalecchio i servizi si integrano per rispondere alle fragilità di neomaggiorenni e giovani adulti

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni

Dopo il periodo del Covid si è dovuto intervenire nei servizi per recuperare una situazione drammatica. La pandemia ha chiuso le persone in casa aggravando le situazioni più fragili e i servizi hanno visto un’interruzione forzata delle organizzazioni sociali che, in periodo post Covid, hanno dovuto ristrutturarsi facendo i conti con le nuove emergenze verificatesi. Si osserva più che mai il fenomeno dei NEET, i giovani che non studiano, non lavorano, non escono di casa in una manifestazione di sfiducia esistenziale che, nei casi più gravi, sfocia in disturbi depressivi.

FotoIntervistaIsola

Francesca Isola Presidente di ASC InSieme, azienda pubblica per la gestione dei Servizi alla Persona dell'Unione Valli del Reno, Lavino e Samoggia (costituita dai Comuni di Casalecchio di Reno, Monte San Pietro, Sasso Marconi, Valsamoggia, Zola Predosa), racconta che anche ASC è stata coinvolta dall’ondata pandemica e ha dovuto cambiare repentinamente l’organizzazione dei servizi alla quale il personale ha risposto molto bene riadeguandosi alle nuove esigenze della popolazione, nonostante anche gli operatori fossero colpiti nella loro organizzazione famigliare e personale.
L’integrazione con il CSM dell’AUSL di Bologna Distretto Reno Lavino Samoggia che coincide con il territorio di competenza di ASC, data da diversi anni e i progetti comuni sono principalmente quelli del Budget di Salute, l’ambito dell’abitare con una ricerca comune per la disponibilità degli alloggi e l’ambito del lavoro, per le persone che fanno riferimento ai servizi sociali (ASC) e al CSM e che manifestano tutte le fragilità date dalla patologia mentale.

Fiorenza Ferri, responsabile dell’Area Adulti per ASC racconta cosa si sta facendo in questa integrazione con i servizi sanitari, in una logica di innovazione dell’approccio al cittadino che vuole favorire o sollecitare una autonomia dello stesso. “Ci siamo molto concentrati su come individuare interventi che fossero corrispondenti ai bisogni di una fascia di popolazione che sembra essere più fragile in seguito al Covid, cioè i neo maggiorenni o giovani adulti, che di fatto manifestano maggiormente quelle fragilità che nascono dall’ambito relazionale e mostrano difficoltà nell’inserimento lavorativo e nel percorso di vita – racconta - Abbiamo sperimentato forme nuove di intervento fra le quali l’esperienza dei servizi di inclusione lavorativa. Nei giovani c’è la difficoltà a rivolgersi ai servizi; abbiamo cercato di essere più attivi in interventi che intercettassero i ragazzi non per forza ritirati sociali ma che manifestano una scarsità di relazione, una scarsa capacità di inserimento nella società”.

Da questo riassetto innovativo nasce il progetto della Prescrizione sociale, un’idea proveniente dai Paesi anglosassoni e mutuata da una sperimentazione a Trento, con continui incontri di verifica del progetto fra ASC e Provincia autonoma. Alcune letture sono le medesime, soprattutto la difficoltà di avvicinare i giovani e lavorare con le realtà imprenditoriali del territorio. “La Prescrizione sociale vuole essere principalmente una modalità che lavora sia con le risorse del territorio individuando delle figure di sistema che conoscano bene le realtà locali e dall’altra operatori che usino utilizzino modalità nuove per avvicinare e coinvolgere questi ragazzi”.
Si tratta dei Link Workers, giovani educatori professionisti che fanno da “recettori” fra persona e rete territoriale. “Sono operatori di comunità attivabili direttamente dai giovani. I Link Workers si affiancano a loro come accompagnatori e stimolano l’attivazione di opportunità lavorative del territorio”.
Non esiste uno sportello fisico; i contatti vengono mantenuti attraverso delle liste mail e delle chat su whatsapp, per favorire una comunicazione più adeguata alle abitudini dei giovani in carico. “Abbiamo diffuso attraverso i servizi una sorta di indirizzo mail e numero telefonico dedicato. Gli incontri avvengono nei centri di incontro giovanili come o presso la Casa della Conoscenza a Casalecchio di Reno. Il progetto è iniziato a gennaio: all’inizio ci siamo dedicati molto alla costruzione di una rete di comunità fra i 5 comuni del territorio per ricercare risorse lavorative e occupazionali, ma anche occasioni ricreative, anche se pur essendo la ricerca principale è quella del lavoro. Questa è una sperimentazione attualmente sul territorio mirata sulla fascia di età 16-29 anni anche con uno sguardo su un età giovanile più ampia e con particolare attenzione sui NEET, con chi è un po’ fermo per rimettersi in moto”. Si tratta di 11 giovani anche se in ASC si contano di arrivare a 20 partecipanti in breve tempo.
Isola precisa il senso dell’integrazione tra i servizi in questo progetto: “Il coinvolgimento nel progetto dei medici di medicina generale e i servizi sanitari è fondamentale per permetterci di venire a conoscenza di situazioni di disagio e di rischio per il benessere della persona, consapevoli tutti che condizioni di precarietà e vulnerabilità socio economica, sono fortemente indiziate per un deterioramento dello stato di salute”.

Prosegue Ferri: “La Prescrizione sociale prevede un approccio fondato sull’empowerment e sul supporto all’individuazione delle occupazioni pertinenti alle necessità. All’interno di un processo formalizzato con la persona sono previsti una serie di incontri per il raggiungimento di obiettivi incontro dopo incontro: dal confronto con le agenzie interinali ai colloqui di lavoro, fino all'ottenimento della patente di guida per chi non ce l’ha. Un lavoro che si definisce con un inizio e una fine, che va dai 6 agli 8 incontri accompagnando i ragazzi nelle scelte da compiere”. Un lavoro importante, aggiunge, “è anche quello di acquisire consapevolezza sulle opportunità da cogliere. Alcune risorse sul territorio si sono rivelate sotto casa ma non erano conosciute.

In materia di lavoro, Isola aggiunge “Una cosa che auspichiamo è un sostegno e intervento da parte delle amministrazioni comunali rivolto al mondo imprenditoriale, dell'artigianato locale perché tutte le parti in causa devono dare delle opportunità a quelli che sono i bisogni sul territorio. Esiste una offerta del lavoro ma bisogna anche creare un collegamento per coglierla. Non è semplice, ma riteniamo che sia un punto di svolta, nel rispetto delle capacità e delle forze che ciascuno può mettere in campo, per dare maggiore concretezza e solidità a condizioni di vita che riconoscano dignità alle persone”.

In ambito abitativo abbiamo un progetto nell’ambito del finanziamento del PNRR di Housing temporaneo con il CSM e il SERDP di un appartamento per persone che non hanno solo una problematica abitativa ma anche di disagio, con una temporalità per la creazione di una vita abitativa stabile. Sempre attraverso il PNNR ci siamo concentrati sulla tematica del Dopo di Noi rivolto alla disabilità: ci sono una decina di ragazzi disabili in 2 appartamenti, sempre come progetti temporanei. Sull’abitare stiamo cercando anche di coinvolgere e approcciare il mercato privato per trovare risposte a chi non riesce a trovare autonomamente una soluzione abitativa con il rischio di destabilizzare la propria condizione di vita. La difficoltà sta nel timore dei proprietari di case di affittare a persone fragili che possono potrebbero non pagare, rovinare l’appartamento, non andarsene: avere alle spalle il servizio può essere una garanzia per il proprietario ed essere così più sensibile e disponibile e valutare opportunità per cittadini in quella fascia grigia di condizioni socio-economiche”.
Infine c’è il progetto della Community Lab: “Nato in forte integrazione con l’azienda USL, è rivolto alla fascia preadolescenziale delle scuole medie o prime classi delle superiori ed è stato avviato in collaborazione con il distretto sanitario, il Dipartimento di Sanità Pubblica e il supporto della Regione ed è una modalità per favorire un’espressione dei bisogni e delle curiosità dei giovani studenti riguardo il mondo del alle loro aspettative, curiosità, disagio, con il loro coinvolgimento e partecipazione, per offrire loro opportunità non calate dall’esterno. Stiamo completando il coinvolgimento con esperti messi a disposizione dalla Regione e nel giro di un paio di mesi vedremo cosa chiedono i ragazzi. È una fascia che ha patito veramente tanto con la pandemia. In alcuni laboratori e gruppi sono rimasta molto colpita dal riscontro di quanto colleghi e operatori riportano dalla propria esperienza professionale, cioè che il disorientamento di questi ragazzini è davvero grande. Chi si è lasciato coinvolgere da questo discorso sono quelli che hanno maggiore consapevolezza delle loro difficoltà, ma non era scontato e vi sono anche coloro che magari sono stati spinti dalla curiosità o con scarsa consapevolezza”. Il team è composto da esperti in formazione in antropologia culturale, sociologia, professionalità idonee ad accogliere delle dinamiche sociali oltre che individuali, qualche psicologo, esperti di prevenzione.
Infine, Isola riporta che anche su questo territorio si sta incominciando il progetto già attivato a Bologna di costruire delle “mappe” di incrocio tra determinanti sociali e stato della salute della popolazione. “Una mappatura che, insieme agli altri progetti in corso, potrà meglio delineare con come si sta modificando la società e quali siano reali bisogni e rischi della collettività su cui agire in modo proattivo e favorire l’equità nel diritto alla salute complessivamente intesa e il contrasto alle diseguaglianze date da determinanti sociali. Il progetto è nato sulla Città di Bologna in collaborazione tra AUSL, Azienda Ospedaliera, Comune di Bologna e Università di Bologna che, proprio nella logica della equità, auspichiamo venga esteso alla Città metropolitana e qui vogliamo incominciare”.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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