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Un bagno di foresta come forma terapeutica per ridurre lo stress

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni

Il rapporto con la natura sta diventando sempre più una forma terapeutica chiave per sollevare gli utenti della Salute Mentale dagli stress quotidiani. In questo senso il corso all’interno del programma del Recovery College intitolato “Bagno di Foresta” è uno degli esempi più significativi sia per la vera e propria immersione nel contesto naturale che per i riscontri di una pratica che, nata in Giappone negli anni Ottanta del Novecento, ha avuto modo di crescere anche attraverso delle verifiche cliniche che hanno dimostrato un miglioramento del quadro clinico dei pazienti.

Bagno di foresta grande

“Gli alti livelli di stress nella popolazione vengono mitigati con la frequentazione dell’ambiente forestale in sessioni di due o tre ore. I medici giapponesi hanno notato attraverso le analisi della pressione, del sangue e del livello di cortisolo che nei cinque giorni successivi all’esperienza c’è un netto miglioramento nelle condizioni di salute di chi via ha partecipato. Gli alberi interagiscono con l’essere umano attraverso uno spray ormonale che ha effetti diretti sul nostro cervello”. A spiegare il funzionamento del Bagno di Foresta è Patrizia, guida specializzata e madre di un ragazzo che ha sviluppato una crisi psicotica e che ha frequentato il CSM di Casalecchio di Reno (Bologna).

Patrizia si è avvicinata al progetto del Recovery College grazie agli appuntamenti pubblici sul territorio organizzati nel 2022. Dapprima attraverso le attività dell’associazione L’Arco del dottor Michele Filippi, poi iscrivendosi all’associazione A.I.T.Sa.M. e seguendo degli incontri sul metodo della recovery. “Ho partecipato agli incontri riguardanti la recovery realizzati, come di prassi nella metodologia, in coproduzione con associazioni istituzioni e cittadinanza. Recovery è lavoro su se stessi per accedere alle proprie risorse. La malattia non viene vista come impedimento al proprio benessere ma come situazione da affrontare attraverso un percorso che sappia affrontarla al meglio. Operatore e utente lavorano per raggiungere delle mete anche attraverso delle pratiche salutari”.

Il gruppo di cui fa parte Patrizia, che vede la partecipazione delle associazioni A.I.T.Sa.M. e Ataraké, la cooperativa il Martin Pescatore e l’AUSL di Bologna, sta producendo un catalogo di corsi gratuiti di approfondimento.
Il primo ad essere promosso è stato proprio il progetto “Bagno di Foresta”, già attivato il 22 giugno e il 29 luglio con repliche il 29 settembre e il 15 dicembre, allo scopo anche di vivere il bosco nelle differenti stagioni dell’anno, secondo l’idea che le trasformazioni della natura producono effetti diversi nei frequentatori.

“Il bagno di foresta si può praticare da soli, in coppia o in gruppo. Non si tratta di trekking né di una camminata, e anzi i luoghi devono avere la caratteristica di essere facili da raggiungere. Il primo obiettivo è quello di aprire i nostri cinque sensi che sono limitati dallo stress: ci si riconnette al silenzio, si pratica una respirazione corretta, si svolgono degli esercizi funzionali all’attenzione e all’entrare in contatto con la natura. Se si cammina lo si fa molto lentamente. Alla fine si può esprimere qualche opinione sull’esperienza per stimolare la riflessione sul proprio cambiamento”.

Il gruppo di coproduzione del corso ha disegnato un’edizione su misura per persone che hanno fragilità mentali, abbreviando i tempi degli esercizi a 5, massimo 8 minuti per non lasciare le persone con disturbi troppo sole immerse nei loro pensieri nel bosco. La potenza del rapporto con la natura deve infatti essere non solo mediata ma vissuta in modo equilibrato per non rischiare di essere colti dal panico che la forza degli elementi possono esercitare su di noi. Il primo incontro è andato esaurito in breve tempo raccogliendo la partecipazione di circa 25 persone fra utenti, operatori e un paio di familiari, che hanno potuto constatare la forte sensazione di rilassamento che il bagno di foresta provoca in chi lo pratica.
“Mi piacerebbe che il sistema della recovery accedesse dentro ai CSM e uscisse fuori dai centri terapeutici diventando una pratica comune per tutti”.

Patrizia, che è soprattutto madre e caregiver, vive con entusiasmo la sua pratica di contatto con la natura e spera che la città di Bologna possa orientarsi culturalmente verso la tutela dei boschi urbani e scoprire il valore delle pratiche come il Bagno di Foresta, seguendo magari il caso di Barcis, in Friuli Venezia Giulia, dove hanno istituito un ambulatorio di medicina forestale. A dimostrare che è impensabile una condizione umana che non sia relazionata all’ambiente.




 

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perché, dicevano, un pazzo
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Versi tratti da "La Terra Santa"
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