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L'arte dei numeri. È uscito Il Nuovo Faro di maggio

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

a cura di Maria Berri e Daniele Collina, redattori di Sogni&Bisogni

In matematica un numero è un modo di esprimere una quantità e nasce per la necessità del conteggio, ma i numeri hanno tante altre accezioni anche di tipo metaforico. Nell'edizione di maggio 2023 del Nuovo Faro, si esamina il tema dei numeri sviluppandone le varie sfaccettature secondo le interpretazioni degli autori degli articoli.

Articolo Faro numeri

Il valore sociale dei numeri
di Maria Berri

Il direttore della rivista Fabio Tolomelli attribuisce ai numeri un valore sociale. Infatti, sostiene che noi esseri umani siamo dei numeri, ma nel suo caso per avere una collocazione nel mondo e affermarsi come persona ha dovuto lottare tutta una vita per essere considerato. Il processo è stato lento e graduale.

"Che i numeri ci piacciano o no, sono comunque importanti", scrive Tolomelli. Ci permetttono di esaminare la realtà e i fenomeni che la regolano. Tutte le scienze utilizzano i numeri, ma anche la storia, la letteratura e la filosofia fanno riferimento a essi, si pensi ad esempio alle date storiche. Nella civiltà contemporanea numeri e reale sono in stretta relazione. Basti pensare ai computer che tramite una serie alternata di 1 e 0 arrivano a creare robot "quasi pensanti".
Quindi, senza i numeri sarebbe impossibile vivere e io aggiungerei, evolverci. Si pensi alle grandi scoperte della fisica, della chimica e dell'informatica.

Il Nuovo Faro presenta un sommario ricco di riflessioni, racconti, componimenti poetici e raffigurazioni pittoriche dal forte simbolismo. Ne è espressione accattivante l'immagine di copertina in cui si staglia la figura di "Il Giocoliere" del romano Antonio Donghi, la cui pittura è considerata punto di arrivo della corrente del realismo magico.

All'interno dela rivista ci si imbatte nell'inserto con le interessanti argomentazioni del PIDS (Programma Integrato Disabilità Salute) dell'AUSL Bologna e di Adele Maria Veste, formatrice AID (Associazione Italiana Dislessia).

Il titolo generale dell'inserto: "Gente dai numeri speciali" presenta due articoli intitolati: "Il genio autistico" e "Discalculia o difficoltà in matematica?"

Nel primo, si mette a fuoco il concetto di genio autistico. Ma qual è il nesso tra quest'ultimo e i numeri? L'autismo viene definito un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell'interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale che provoca ristrettezza di interessi e comportamenti ripetitivi.

La letteratura cinematografica ha spesso trattato il tema del genio autistico, si pensi al film degli anni '80 "Rain Man", storia ispirata al personaggio di Kim Peek, che era in grado di leggere fin da ragazzo un libro in un'ora e ricordare il 98% di tutte le informazioni in esso contenuto. Oppure il film "Codice Mercury", di fine anni '90, in cui si narra la rocambolesca storia di un bambino autistico, capace di decodificare un importante numero segreto e dei servizi governativi che decidono invano di eliminarlo. Si teorizza che illustri scienziati come Albert Einstein e Isaac Newton potrebbero essere stati autistici.

Uno studio condotto dall'università di Cambridge evidenzia che i tratti autistici sono più comuni tra le persone coinvolte nei campi della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica. Altri studi hanno ipotizzato un probabile legame genetico tra autismo e intelligenza.

Film, televisione e letteratura rappresentano le persone con disturbo dello spettro autistico come dotate di abilità speciali. Queste ultime unitamente al consolidamento di interessi possono aumentare nelle persone con tale disturbo l'autostima e le opportunità di interazione sociale e di lavoro.

Ulteriori ricerche su abilità e talenti speciali nell'autismo hanno l'obiettivo di fornire nuove prospettive per aiutare a riconoscere e rispettare "la bella alterità della mente autistica". Una presa in carico dei servizi specializzati consente di minimizzare i rischi associati alle condizioni di fragilità e di aiutare invece i pazienti a esprimere tutto il loro potenziale.

Nel secondo articolo dell'inserto si parla della discalculia, disturbo specifico dell'apprendimento. Secondo le linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA, la discalculia riguarda l'abilità di calcolo sia nella componente dell'organizzazione della cognizione numerica sia delle procedure esecutive e del calcolo, ma non implica una patologia neurologica.

Questo disturbo agisce, quindi, su due ambiti specifici: quello relativo al sistema dei numeri e quello relativo al sistema del calcolo. Più semplicemente la persona con discalculia nel primo ambito presenta la difficoltà di associare al numero una quantità e questo comporta disagi e barriere sociali. Nel secondo ambito, invece, la discalculia rende difficoltose le procedure esecutive implicate nel calcolo scritto come lettura dei numeri e l'incolonnamento.

Risultano significative le testimonianze di persone con discalculia relativa ai sistemi numerici. In generale adottano strategie che consentono di compensare il disturbo utilizzando strumenti adeguati. Ad esempio: "Riesco a leggere solo alcuni tipi di orologi: ho una sveglia che suona al mattino, una che mi dice che è ora di uscire di casa, un'altra che suona quando devo portare il cane fuori!"

Emergono, inoltre, difficoltà nell'apprendimento di alcune discipline scolastiche, pur se queste non richiedono competenze matematiche: "Quando studiavo la storia a scuola non riuscivo a distinguere il '600 e dal '700". Comunque, anche se le persone con tali disturbi presentano determinate difficoltà, è possibile compensarle grazie a strumenti e tecnologie adeguate e a un buon metodo di studio.

Infatti, sui DSA identificati dalla Legge 170/2010 e successivamente dal DM n. 5669/2011, il legislatore ha fornito indicazioni per mettere in campo interventi didattici individualizzati e personalizzati, nonché per realizzare strumenti compensativi (PC, calcolatrice, tabella delle formule, ecc.) e per applicare misure dispensative (ridurre i compiti a casa, evitare lo studio di molte pagine, evitare la sovrapposizione di più prove nello stesso giorno ecc.).

Le nuove linee guida del 2022 tengono in considerazione l'evoluzione delle conoscenze inerenti i DSA e sono dirette specificamente ai professionisti sanitari del settore.

I numeri nello sport
di Daniele Collina

Il tema dei numeri, su cui si concentra Il Nuovo Faro di maggio 2023, è un argomento ad ampio respiro data la fondamentale importanza dei numeri nella totalità delle attività umane. 

Personalmente, visto i miei interessi personali, mi soffermerei su numeri e sport. Essi compaiono ovunque, dal tempo delle partite al risultato, ai numeri di maglia dei giocatori fino ad arrivare ai tempi di corse, gare di nuoto, di ciclismo, in macchina e moto e nello sci. Non sono poi da dimenticare i numeri che rappresentano le misure di salti e lanci in atletica leggera.

Al giorno d’oggi vanno molto di moda le statistiche e quindi le partite di calcio, basket, pallavolo tennis e altri sport sia di squadra che individuali vengono analizzate tramite una marea di numeri. Sul Faro sono però presenti due articoli che ci ricordano che i numeri non sono tutto ma hanno dietro storie di persone e luoghi.

Nel primo Akira Tahakashi racconta dell’importanza dei numeri sulle uniformi di quando giocava a calcio fin dalle elementari e arrivando all’università. Ha portato il numero 3, poi il 9 e il 20 e per finire con il 10 nelle partite di Futsal (calcio a 5) durante gli studi universitari. Per Akira questi non erano solo numeri ma rappresentavano il senso di appartenenza alla squadra e li associa a particolari eventi quali una partita giocata da titolare o un gol segnato. Particolare orgoglio ha provato nell’indossare la maglia numero 10 che nel mondo del calcio ha sempre avuto un qualcosa di speciale essendo stata portata da atleti famosi a livello mondiale. Non sono più dei semplici numeri ma un qualcosa legato a ricordi, sentimenti ed emozioni.

Luca Gioacchino De Sandoli ci parla invece dell’epopea del Grande Torino, una squadra di calcio che negli anni '40 del Ventesimo secolo vinse 5 scudetti consecutivi. Inoltre, caso unico e probabilmente irripetibile ai giorni nostri, schierò in una partita della Nazionale 10 suoi giocatori da titolari. Purtroppo molti sanno come finì tragicamente l’avventura di questa squadra. Il 4 maggio del 1949 al ritorno da una amichevole in Portogallo l’aereo che trasportava il Torino, forse a causa della bassa visibilità, si schiantò sulla Basilica di Superga e non ci furono superstiti tra i giocatori (ben 18), dirigenti e giornalisti.

De Sandoli ci ricorda nel suo articolo che non bisogna fermarsi ai numeri per ricordare questa squadra e i suoi record ma bisogna anche analizzare il lato umano dietro ai numeri stessi. Nel Torino giocavano leggendari campioni, su tutti il capitano Valentino Mazzola, padre del giocatore dell’Inter Sandro che giocò spesso contro il Bologna negli anni '60 del ‘900, ma anche i suoi compagni che erano, prima ancora che grandi giocatori, grandi uomini tutti legatissimi come fratelli, persone, come scrive l'autore, semplici e modeste pronte a dare tutto per onorare la maglia che indossavano. Interessante a questo riguardo l’aneddoto, riportato nell'articolo, di un tifoso che nelle partite in casa quando la squadra era in difficoltà, suonava la sua cornetta per chiamare la carica facendo scattare il “famoso quarto d’ora granata” portando, ad esempio, in una partita contro la Lazio a ribaltare il risultato da 0-2 a 3-2. 

Occorre quindi ricordare l’importanza del lato umano dello sport e non ridurre tutto a numeri e statistiche, che ci raccontano sì dell’andamento delle partite o delle gare, ma non trasmetterebbero agli spettatori le emozioni portate da atleti determinati a competere nel rispetto delle regole e dell’avversario. Infine, il grande campione è sempre una persona con le sue forze e le sue debolezze da affrontare e sconfiggere. Non sono rari i casi di atleti, anche di alto livello, che hanno avuto problemi di ansia o depressione, a monito che tutti noi siamo a rischio di questi disturbi e nessuno è immune.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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