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“Cronache di bipolarismo”, una coraggiosa testimonianza

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni

In una letteratura sulle testimonianze riguardante la Salute Mentale è abbastanza raro, e per ovvie ragioni di capacità, leggere libri scritti direttamente da persone con disturbi che raccontino dettagliatamente la loro storia clinica. Metatizia lo fa su “Cronache di bipolarismo”, edito da Albatros, con una sincerità, una spontaneità e una libertà degni del massimo rispetto e attenzione.

Foto Metatizia Bipolare

Metatizia innanzitutto punta il dito contro il contesto familiare. Tanti libri di genitori raccontano le loro coraggiose e faticosissime lotte per i diritti alla salute all’integrazione e alla serenità dei loro figli; Metatizia invece ritrae una famiglia dove i rapporti familiari sono erosi dalla separazione dei genitori, dalla presa di distanza della madre nei confronti della malattia della figlia, una malattia non accettata perché, come spesso accade, reminescente di paure sopite, di storie già viste nelle generazioni familiari precedenti.

Metatizia rivela che la malattia si manifesta già dall’infanzia, aggredisce lo sviluppo di relazioni armoniose con i coetanei, diventa frutto di bullizzazioni e, in un caso gravissimo che l’autrice racconta, di violenza sessuale. Il messaggio è che il fragile è obiettivo di odio e prevaricazione proprio perché non accettato, in qualche modo temuto in chi si rifiuta di rispecchiarsi nell’altro per paura di trovarsi simile.

Fra episodi di delirio, immagini, ricostruzioni di episodi i cui contorni sono ovviamente sfumati, offrendo non solo un quadro veritiero della difficoltà della persona con disturbi di interpretare correttamente la realtà, ma offrendo anche un racconto interessante oltre che doloroso, Metatizia rivela come i farmaci non siano una panacea ma anzi le relazioni affettuose e comprensive siano il vero valore aggiunto in quel percorso difficoltoso, e a volte misterioso, quasi casuale, che viene chiamata “recovery”.

Il punto di vista di Metatizia dovrebbe essere preso in considerazione soprattutto dai genitori, che per quanto non compresi dal figlio malato (ma quale genitore non è capito dai propri figli?) dovrebbero sempre porsi come un aiuto comprensivo, di ascolto, di alleanza col figlio sofferente. Siamo certi sia sempre così e non prevalga un lato normativo del carattere che impone e scompone così in modo disarmonico la personalità della persona con disturbi?

Metatizia nel suo percorso doloroso, simile a quello di migliaia di persone, ha avuto la sfortuna di sviluppare una forma grave, psicotica, del disturbo che la affligge. Non tutte le persone affette da disturbo bipolare hanno questo livello di gravità, che comunque permette a Metatizia di scrivere un libro chiaro, lucido anche nel ricordare le proprie allucinazioni. Non sapremo mai se il giudizio nei confronti degli altri sia ingeneroso, se il racconto sia effettivamente oggettivo nel ricostruire quanto è accaduto, ma di certo riporta la importante protesta del malato, le sue richieste, le sue necessità che vanno rispettate in modo sacrale, in quanto facenti parte degli elementari diritti della persona.

La giovane età di Metatizia e la relativa vicinanza dei fatti narrati rivela che ancora molto deve essere fatto non solo nell’integrazione scolastica, lavorativa e sociale del soggetto con disturbi, ma anche nella cultura che deve essere patrimonio di ciascuno a prescindere da età, posizione sociale, professione, ruolo. Metatizia con la sua coraggiosa testimonianza chiede solo una cosa: dovete sforzarvi con tutti voi stessi a comprendere l’irrazionale, ad accettare e affrontare i gesti incomprensibili. Perché in realtà rivelano con un linguaggio diverso da quello convenzionale richieste specifiche che devono essere tenute in considerazione sempre.




 

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...quando amavamo
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perché, dicevano, un pazzo
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