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Poco ascoltati e preoccupati per il futuro, ecco come si sentono gli adolescenti

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Rocco De Luca, Chiara Ghelfi e Federico Mascagni, redattori di Sogni&Bisogni

Si parla tanto dei giovani d’oggi che saranno gli adulti di domani, di quanto sia preoccupante la situazione degli adolescenti in questo periodo. Si parla di patologie e di salute mentale, di prevenzione e di servizi alla persona. La cronaca e le esperienze personali ci mettono sotto gli occhi quanto ci sia bisogno di maggiore attenzione nei loro confronti. Ma cosa si sta facendo per gli adolescenti?

Foto Tavolo Adolecenti
Parlare di salute mentale è ancora un argomento che crea paura e pregiudizi. Sarà perché, anche se si parla sempre più di inclusione sociale, il pregiudizio è ancora difficile da superare; sarà che il pensare di avere dei disturbi può anche creare una condizione di autostigma.
Chi lavora nella salute mentale sa che, negli ultimi anni, sono sempre di più i ragazzi e le ragazze che chiedono aiuto e che gli accessi dei più giovani ai servizi sono aumentati notevolmente.

La pandemia non ha aiutato una generazione che si è trovata, all’improvviso, privata di una parte esperienziale importante per la loro crescita e ha fatto emergere fragilità latenti. Per questo informare, sensibilizzare e creare consapevolezza sulle patologie mentali nei più giovani oggi è più che mai indispensabile. Anche le famiglie devono essere informate sulle modalità di accesso ai servizi, su cosa vuol dire essere presi in carico da un Centro di salute mentale. E da parte dei servizi è importante avere la consapevolezza che l’utenza è cambiata e che andrebbero rivisti l'approccio e la formazione degli operatori.

Questi sono stati i pensieri alla base di alcuni dei caffè randomizzati che hanno avuto luogo durante il ciclo di incontri “La salute mentale come bene comune... perché ci vuole una città”, per parlare di giovani e di salute mentale, senza paure e pregiudizi, per scardinare lo stigma che queste parole si portano dietro.
Il Tavolo “Futuro e benessere: beninsieme - bensiamo” si è svolto sabato 1° ottobre in pieno centro a Bologna, presso il Gallery16 di via Nazario Sauro, un vero e proprio luogo di incontro, per chi ha voglia di un drink ma anche per chi vuole esplorare il mondo della musica e della cultura contemporanea, uno spazio/shop dedicato all’arte in tutte le sue forme, live, dj set, presentazioni di dischi, libri e mostre. Di certo un luogo suggestivo marchiato da decine di loghi di case discografiche e simboli di artisti soprattutto della scena musicale alternativa. Franchezza e vivacità invece gli ingredienti delle conversazioni avvenute prima a ciascun tavolo e poi condivise fra tutti i presenti.

Interessante l’idea della musica come filo conduttore del pomeriggio, diffusa attraverso un dj-set di canzoni celebri contenenti richiami a condizioni come la depressione, la solitudine, la richiesta di aiuto, l’isolamento. Testi stampati su fogli sparsi su ogni tavolo per fornire suggestioni che potessero ispirare e facilitare le conversazioni e per favorire il focus degli argomenti. Tutti hanno accolto favorevolmente l’iniziativa e il programma più ampio di sensibilizzazione e coinvolgimento in atto. In ciascun tavolo i presenti sono stati invitati a iniziare un primo confronto con quanti seduti insieme a loro. Lo scambio poi si è allargato a tutti i tavoli.

Cosa è emerso? Voglia di comunicare, parlare, capire. È emerso prepotente il bisogno di sentirsi in rete e sostenuti dalle istituzioni per far fronte al disagio. E poi la forte consapevolezza delle problematiche, ma anche il piacere e la motivazione nell’essere insieme, la voglia di continuare ad avere altre occasioni per sentirsi coinvolti e provare a fare qualcosa per migliorare le situazioni.
Il focus del tavolo riguardava il disagio giovanile nella contemporaneità, il ritiro e l’isolamento, le strategie per sentirsi meno soli. Dal confronto è emersa la necessità di trovare luoghi di incontro e aggregazione. Alcune ragazze adolescenti hanno preso timidamente la parola: “Oggi il timore è quello di non essere capiti. Bisogna che le scuole facciano da ponte con le famiglie per intercettare il disagio”. Il consultorio psicologico Spazio Giovani è percepito dalle tre ragazze presenti come troppo superficiale nell’ascolto rispetto a quanto offre un privato. Le richieste sono troppe e centri a loro dedicati troppo pochi.

Anche le famiglie hanno bisogno di essere accolte e capite. Molte non riescono a entrare in contatto con gli sportelli che offrono servizi. Una mamma racconta di aver scoperto per caso l’associazione a cui si è poi iscritta: aveva partecipato a un evento sul territorio, la proiezione di un video sulla recovery.
Si sente quindi la necessità di una maggiore informazione, di più comunicazione e della creazione di gruppi: oltre a quelli di Auto Mutuo Aiuto bisogna anche favorirne nuovi che nascano dalle necessità espresse dagli utenti dei Centri di salute mentale. Infine è emersa la necessità di istituire luoghi di supporto per i familiari.

Si esce da questo primo incontro con la constatazione che per quanto si possa fissare un tema specifico le richieste da parte dei familiari e degli operatori sono tante e tali da concatenarsi in una serie di considerazioni che offrono una visione d’assieme complessa. Se da una parte infatti esiste la spinta in avanti dei familiari pronti a percorrere ogni nuova strada per dare una risposta alle esigenze di salute da parte dei loro cari, dall’altra non possono rimanere a guardare un sistema sanitario che si sta sempre più riducendo in termini di operatori. La loro richiesta principale è proprio questa: più medicina sul territorio, più medici che sappiano prendere in carico con maggiore tempo e sollecitudine i pazienti. Insomma più cura.
Un altro incontro che ha visto come protagonisti gli adolescenti si è svolto all'osteria Fuori Orsa, nel parco del Dopolavoro ferroviario di Bologna, a due passi dal centro. Il Tavolo “Desideri & Giovani - Un futuro sognato”, questo il tema proposto, ha visto la partecipazione di 16 giovanissimi e due adulti che, per circa due ore, si sono confrontati sulle determinanti storiche, sociali e ambientali che incidono sul benessere psichico e sulle prospettive di vita.

Si è scelto di sollecitare, nella costruzione del Tavolo, la presenza di giovani e giovanissimi perché la discussione potesse partire dal loro punto di vista, in un confronto non su di loro, ma con loro.
E sono state create delle card per stimolare la conversazione privilegiando alcuni focus come, ad esempio, le statistiche sui disturbi di ansia tra i giovani, il background migratorio, il cambiamento del corpo, il concetto di diversità.
Il confronto è stato intenso e piacevole. Ragazzi e ragazze ritengono, per quanto allarmanti, sottostimati i dati ufficiali relativamente alla loro salute psichica, soprattutto per quanto riguarda gli stati d'ansia generalizzata e l'insonnia; in base alla loro esperienza di vita, infatti, sono tanti i loro coetanei che hanno sofferto e stanno soffrendo di queste sintomatologie.

Faticano a "mettersi nella pelle" di chi oggi è costretto ad affrontare un viaggio migratorio abbandonando ogni cosa, ogni relazione affettiva e ogni sicurezza: ammettono di non esserne capaci, avendo avuto un vissuto (familiare, sociale, di storia di vita) completamente differente.
Allo stesso tempo la diversità per loro è naturale: hanno amici e fidanzati di ogni origine e anche lo sguardo verso le persone con disabilità, seppur possa di primo impatto metterli in difficoltà (come mi ci relaziono?), è non stigmatizzante. Hanno affrontato con molta enfasi l’argomento della diversità, ponendosi e ponendo ai facilitatori del gruppo diverse domande: “Cosa vuol dire essere diverso? Chi decide cosa è diverso e perché? In base a cosa una persona dovrebbe sentirsi diversa? Chi è normale? Cos’è la normalità?”. Per i più giovani la diversità è un valore prezioso da custodire e coltivare.

Ragazzi e ragazze si sono detti preoccupati per il proprio presente e per il futuro, si sentono poco rappresentati e vedono poco tutelati i propri diritti a livello politico e sociale da parte “degli adulti, soprattutto gli anziani che hanno vissuto in tempi e in una società completamente diversa”. Percepiscono insomma che alcune scelte vengono fatte in un’ottica che non è la loro e non si riconoscono come bisogni nei progetti che vengono attuati.
Altro tema importante i diritti e servizi, a cui chiedono un accesso più ampio. Come nel caso della pillola del giorno dopo, “oggi si va a ballare a 14 anni il sabato sera e bere qualcosa di alcolico è normale, non come una volta, e se capita che la domenica ho bisogno della pillola del giorno dopo, il consultorio non è aperto e poi se sono minorenne sono costretta a parlarne con i genitori” e i tempi di attesa sono lunghissimi.

Dalla discussione nei diversi tavoli è emerso un sentimento comune ai giovani: il bisogno di non essere soli, sapere che qualcuno sta ascoltando ciò che hanno da dire, intervenendo per farli sentire attivi. Ma c'è anche il rapporto con i genitori che, in alcuni casi, proiettano in modo eccessivo i propri desideri sui figli che crescono con la paura di deludere le aspettative degli adulti e perdono di vista i propri sogni.
E poi il sentirsi inadeguati e sbagliati, aver paura di non piacere e di non essere interessanti e degni dell'interesse altrui, una condizione che può essere dolorosa e rendere impossibile affrontare situazioni semplici.
Complessivamente la soddisfazione dei partecipanti all'evento è stata ampia e per i ragazzi “ci vorrebbero tanti e altri momenti di scambio e confronto in cui la nostra voce può essere ascoltata”.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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