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Reinventare i luoghi della Salute Mentale

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni

L’intervista in videoconferenza con il dottor Fabio Lucchi inizia con qualche minuto di comprensibile ritardo. “Ero a Vergato per un colloquio”. Il dottor Lucchi infatti è da novembre il direttore della Psichiatria Sud del Dipartimento di Salute Mentale-Dipendenze Patologiche dell’AUSL di Bologna, comprensorio che raccoglie le zone di Casalecchio di Reno, San Lazzaro e della zona appenninica che fa capo proprio a Vergato.

Foto Lucchi

Una sorta di linea di continuità per Lucchi, che ha in passato diretto gli Spedali Civici di Brescia e il Centro di Salute Mentale di Rovereto. Uno psichiatra di montagna, si potrebbe dire. Una definizione che rende l’idea di chi ha avuto la possibilità di confrontarsi non solo con città capoluogo, ma in generale con territori composti da comunità più ristrette, piccoli satelliti delle comunità montane. “Soprattutto nella mia esperienza a Brescia ho avuto modo di essere più a stretto contatto con comunità piccole e coese come sono i paesi.” Uno si immagina la montagna e pensa alla solitudine, all’isolamento. Tutt’altro, ci dice il direttore Lucchi. Nei paesi ci sono relazioni consuete, ci si conosce bene. “Avere relazioni sociali significative è importante e la pandemia ce l’ha fatto capire” soprattutto per la mancanza forzata di queste relazioni vitali. “Le comunità più isolate attivano dei legami e dei processi indennitari basati sul supporto diretto”.

Quella necessità di legame e supporto che nella dispersione del territorio cittadino porta alla costituzione di associazioni. “Ho avuto la fortuna di avere un dialogo diretto e costante con le associazioni che mi hanno portato a collaborare alla realizzazione di progetti soprattutto per il territorio lombardo.” E infatti nel corso della sua carriera sono numerosi i casi di coordinamento e riferimento istituzionale per progetti dedicati alla comunicazione della Salute Mentale contro lo stigma, all’inclusione degli utenti nella società e soprattutto a un tema al direttore Lucchi molto caro, quello dell’abitare. “Si è trattato di progetti legati ai gruppi appartamento, al cohousing, sempre con l’obiettivo di condividere pratiche di coprogettazione individualizzata. Cioè facilitare e promuovere progetti sulla responsabilizzazione dei privilegiati diretti”.

Nella zona sud di Bologna il direttore Lucchi ha trovato una comunità attrezzata dal punto di vista culturale e ricca dal punto di vista delle opportunità economiche. Un bel territorio per esprimere progettualità che possano avere obiettivi di grande rilievo. E il direttore Lucchi, di concerto con il direttore del DSM-DP dell’AUSL di Bologna dottor Roberto Muratori, sta già pensando a un recovery college. “Uno spazio per realizzare progetti individualizzati che, oltre al budget di salute, raccolgano i desideri degli utenti e delle associazioni. Ma deve andare oltre. Deve essere uno spazio ampio e flessibile capace di accogliere tutta la cittadinanza interessata alla Salute Mentale”. Un hub fatto anche di riflessioni, di confronti, di approfondimenti che qualifichi il territorio.

Il territorio, ricorda il direttore Lucchi, riguarda tutti. È lo spazio in cui viviamo, indifferentemente utenti e in salute. Il territorio, il paesaggio, l’urbanistica, sono frutto della pianificazione politica e civile e deve essere pensato in funzione della Salute. “I luoghi, gli spazi, vanno in alcuni casi ripensati. Nel caso delle strutture per migliorare i servizi e fare maturare delle nuove progettualità. Bisogna riflettere su cosa significa abitare una città, fare parte di una comunità. Si parla spesso di diritti di cittadinanza, ma in che modo? E quali sono i percorsi per realizzarli? Non possiamo limitarci alla constatazione che non esiste più il manicomio. Dobbiamo impegnarci a creare nuove condizioni di opportunità”.

Per raggiungere questi obiettivi il direttore Lucchi vede la rete fra istituzioni e associazioni come elemento imprescindibile, soprattutto in una città come Bologna dove l’associazionismo che si occupa di Salute Mentale è particolarmente sviluppato. “Ci sono parole chiave che ho colto dal Comitato Utenti Familiari e Operatori della salute mentale di Bologna; parole come coordinamento, coprogettazione. Fare insieme. Bisogna declinarle per tutte le componenti di questo complesso ecosistema che riguarda la Salute Mentale”.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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