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Un progetto di sollievo per Caregiver e ragazzi disabili

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Daniele Collina, redattore di Sogni&Bisogni

Le famiglie di bambini, ragazzi o giovani adulti con disabilità intellettiva hanno bisogno, in quanto caregiver, di momenti di sollievo. Gli stessi disabili necessitano di dover uscire da casa per avere momenti socializzanti e di apprendimento.

Foto Sollievo

Per soddisfare questi bisogni l’Associazione DiDì Ad Astra ha risposto ad una manifestazione di interesse da parte del DSM-DP dell’AUSL di Bologna per lo sviluppo e il finanziamento di un progetto finalizzato al sostegno dei caregiver che assistono i loro congiunti mediante azioni di abilitazione e sollievo.

Parliamo di questo progetto, che si chiama “SI’amo INSIEME”, con Barbara Binazzi, vicepresidente e responsabile dei progetti di DiDì Ad Astra.

Il progetto, ci dice Barbara, si rivolge a ragazzi con disabilità intellettiva, in una fascia di età che va dai 14 ai 18 anni, che fanno una attività per permettere al genitore di avere il sollievo. Le attività vengono svolte ad Anzola dell’Emilia in una stanza in affitto e in un appartamento che ci viene concesso, entrambi da dei privati cittadini.

Si svolgerà da novembre 2021 a luglio 2022, in 8 fine settimana più le mezze giornate di preparazione. Queste ultime si tengono il venerdì pomeriggio, dove i ragazzi scelgono cosa fare durante il week end successivo che va dal sabato dopo la scuola fino alla domenica pomeriggio. Stanno fuori praticamente due giorni, compreso il dormire. I ragazzi coinvolti sono 6 o 7 a turni di 4 o 5 dato che i posti letto sono limitati. Sono stati scelti in base alla loro compatibilità di gruppo. Gli incontri sono gestiti dalla psicologa psicoterapeuta analista del comportamento Dr.ssa Federica Leo, che coordina il gruppo, e da diversi operatori due dei quali sono sempre presenti la notte.

Nel dettaglio il venerdì si sceglie che cosa cucinare con ricerca della relativa ricetta e si scelgono anche le attività ludiche o la visione di un film. E’ un lavoro basato sulle scelte condivise e sull’autonomia. Nel fine settimana si va quindi al supermercato a fare la spesa o per una cena o per un pranzo e per la colazione. Un altro lavoro importante è capire quanto possono spendere e cosa possono comperare per soddisfare tutti. Bisogna anche imparare a cucinare e a tenere pulita la casa, imparando ad usare l’aspirapolvere e a dare lo straccio. Sono attività prodromiche ad una futura vita indipendente. Importante è anche la parte riguardante la socializzazione con attività creative scelte da loro stessi, ad esempio fare un piccolo mosaico con la carta. Una settimana hanno anche scelto di imparare una canzone di Sanremo per ascoltarla e magari cantarla insieme. Devono capire come intrattenersi in autonomia.

I ragazzi sono anche andati oltre il progetto costituendo di loro iniziativa un gruppo whatsapp per potersi sentire quando ne hanno voglia. In questo gruppo è comunque presente un educatore con il ruolo di moderatore per evitare che qualcuno scriva troppo o sia troppo pressante.

All’interno del progetto vi è anche una parte di peer education, una cosa a cui Barbara tiene molto. Una ragazza di 20 anni con una disabilità intellettiva lieve, molto sensibile e gentile ma anche molto sola dato che ha finito la scuola, è stata inserita all’interno del gruppo come educatrice tra pari, una figura educativa di pari età avente già le competenze e quindi di collegamento. Questa parte è stata indicata come innovazione progettuale come richiesto dal DSM-DP. Il progetto infatti recita:

Spesso ci si trova di fronte a 2 barriere: la prima della famiglia del disabile lieve che non vuole inserire il proprio figlio con disabili gravi perché il proprio figlio non è a quel livello o perché non c’è l’accettazione della disabilità essendo lieve; la seconda dello stesso disabile lieve che non si sente parte di quel gruppo essendo persone disabili e lui non si considera tale, non trova un senso di appartenenza, una motivazione della sua presenza in un contesto che non ritiene il proprio e quindi il gruppo che ricerca, specie dalla pre adolescenza in avanti, è un gruppo di normotipici o di pari disabilità, non sempre facile da costituire”.

Il feedback ricevuto dalla psicoterapeuta e dagli educatori è molto positivo perché i ragazzi si sono inseriti da subito nel contesto uno con l’altro. Ad esempio vi era una mamma molto preoccupata dato che né lei e né il ragazzo conoscevano gli altri partecipanti, i quali si erano conosciuti in altri progetti, che ha successivamente scritto a Barbara dicendo che il figlio era tornato a casa felice ed entusiasta, contentissimo, con il sorriso negli occhi. Nei prossimi week end è previsto l’inserimento di un altro ragazzo nuovo con la speranza che si trovi anche lui così bene.

L’unico problema che si è dovuto affrontare è stato il COVID e a questo proposito è stato stilato un protocollo molto rigido che prevede che tutti i partecipanti, ragazzi ed educatori, devono avere fatto un tampone e avere il green pass da vaccino, oltre all’autocertificazione di non essere stati a contatto con dei positivi, il tutto per la massima sicurezza reciproca dato che stanno insieme a mangiare e a dormire senza mascherina.

Il progetto, se si troveranno i finanziamenti, verrà ripetuto dato che tratta uno dei bisogni più importanti delle famiglie, avere un week end di sollievo è fondamentale sia per i genitori che per i figli.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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