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Fra buio e luce della mente c'è il teatro

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni

Carlos Branca è un regista di teatro lirico e di prosa che ha lavorato fra gli altri con Michele Placido, Alessandro Haber e l’autore di colonne sonore Luis Bacalov.

Foto articolo teatro

Nonostante l’impegnativa tournée dell’opera di Astor Piazzolla “Maria di Buenos Aires”, prodotta da Ravenna Festival, la scorsa estate Branca ha accettato la richiesta delle associazioni bolognesi Progetto Itaca Bologna, Daedalos – Arte & Cultura e Cercareoltre di realizzare uno spettacolo sulla Salute Mentale.

Le due associazioni, che fanno parte del CUFO, hanno organizzato nel settembre scorso, attraverso i finanziamenti PRISMA dell’AUSL di Bologna, una tre giorni di serate teatrali tenutesi al Badia del Lavino, a Monte San Pietro (Bologna). E per questa tre giorni, su commissione, è nato “Il Continente Insconscio”, spettacolo di Teatro-Musica-Poesia, diretto dal regista Carlos Branca, che ha affiancato ad attori professionisti alcuni utenti del Dipartimento Salute Mentale – Dipendenze Patologiche dell’AUSL di Bologna. Per conoscere meglio le idee di Carlos Branca su teatro e Salute Mentale lo abbiamo invitato nella nostra redazione.

Carlos siede in un silenzio paziente e composto, braccia conserte e gambe accavallate in attesa che la riunione redazionale di Sogni&Bisogni abbia termine. Si indovina dietro la maschera sanitaria il sorriso di chi si offre curioso alle domande di un paio di utenti della Salute Mentale.

Abbiamo sempre avuto il sospetto che confrontarsi con noi potesse essere una posizione scomoda. Ma Carlos riesce a spiazzarci, dimostrandosi a suo agio mentre si addentra nella strada buia e sconnessa dell’inconscio

Una passeggiata, una breve escursione in questo pianeta vasto e per sua propria natura misterioso, affinché possa essere ripensato non come la casa dell'orrore, ma come fonte inesauribile della nostra creatività, come esperienza dionisiaca e balsamo per la vita”. Così Carlos Branca descrive il percorso proposto nello spettacolo, messo in scena all’Abbazia dei Santi Fabiano e Sebastiano di Monte San Pietro. Un collage di testi di autori celebri come Freud e Jung, mescolati a quelli di utenti dei Centri di Salute Mentale di Bologna e provincia, dove nulla prevale sull’altro. Non la musica sulla recitazione, non la recitazione sulla poesia, non la normalità sul disagio.

Carlos quando parla di Salute Mentale si riferisce a un mondo che ha avuto modo di approfondire con attenzione e ne parla senza problemi. “Ho sperimentato sulla mia pelle tanti disagi. Per tutta la mia vita ho fatto un percorso psicanalitico che si è rivelato una strada importante per orientarmi nella vita.”

Strade e vicoli ciechi, buio e luce, caos e ordine. Il punto di vista di Carlos Branca è fondato sulle dicotomie, su contrapposizioni estreme, come lo è il suo teatro “L’atto creativo squarcia le tenebre: porta luce e porta ‘alla luce’ ”. Ma la tenebra per Carlos Branca non sono gli inferi biblici, ma uno spazio intimo e profondo. Portare alla luce non significa portare alla salvezza ma vuole dire fare emergere e dare concretezza ai pensieri provenienti dall’inconscio.

Carlos indica la sua via teatrale proprio nel contrasto fra conscio e inconscio: c’è un attimo fra il sonno e il risveglio in cui il nostro inconscio comincia e relazionarsi con la realtà. È il mondo in cui la scissione fra oggettivo e irrazionale viene azzerata. “Questo per me è il momento della creatività assoluta, dove convivono le immagini incompiute del sogno e gli oggetti reali che ci circondano.” E di questo rapporto fra conscio e inconscio il teatro occidentale si è sempre nutrito. La tragedia greca nasce per mettere alla luce il buio di Edipo. La catarsi è il sentimento che si prova assistendo alla rappresentazione di ciò che temiamo maggiormente e la sua rappresentazione lo esorcizza espellendolo dal nostro inconscio. Con Shakespeare arriviamo a riconoscere che l’individuo è frammentato. “Come notò Harold Bloom, Sheakspeare è l’inventore delle personalità dell’uomo. Io lo vedo come il primo psichiatra della Storia”.

Ma che cos’è il disagio mentale, perché si verifica? Nel disagio psichico esiste il dolore che è accumulazione di materiale informe e disordinato, che è disagio e vergogna, che è caos e ossessione. “L’inconscio è ingovernabile, ti assalta quando lui vuole. L’arte ci ha insegnato a esprimerlo e a trasformarlo”.

Ma che cos’è il disagio mentale, perché si verifica? Nel disagio psichico esiste il dolore che è accumulazione di materiale informe e disordinato, che è disagio e vergogna, che è caos e ossessione. “L’inconscio è ingovernabile, ti assalta quando lui vuole. L’arte ci ha insegnato a esprimerlo e a trasformarlo”.

Per trasformare qualcosa bisogna saperla riconoscere. Carlos conclude la conversazione raccontandoci del luogo da dove proviene, Buenos Aires. Il suo quartiere più grande si chiama Palermo, in onore del fenomeno dei migranti italiani di più di un secolo fa, cancellato nelle menti degli italiani attuali. Si affaccia sul Rio Della Plata, dove sfocia nell’Oceano Atlantico, vasto come un mare. In mezzo al verde sparso ovunque, fra giardini giapponesi e delicati roseti, sono incastonati in poco meno di un chilometro quadrato i palazzi residenziali di Villa Freud, dove negli anni sessanta numerosi psicanalisti e psichiatri trovarono dimora e collocarono i propri studi professionali. Una curiosa enclave della Salute Mentale che rese prima la città poi l’intera Argentina posti che hanno riequilibrato il predominio del corpo sulla mente. “Qua da voi in Italia le persone hanno una paura terribile di confrontarsi con la follia, come se non fosse una malattia come un’altra” racconta Carlos stupito. “Non ho mai visto a Villa Freud uno studio psichiatrico con un’uscita laterale come via di fuga per non farsi riconoscere”. Forse esiste un angolo del mondo senza stigma.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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