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Nel mondo di Louis Wain: una storia di psichiatria

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

a cura di Federico Mascagni,  redattore di Sogni&Bisogni

È uscito da poco sulla piattaforma Prime Video (per chi ha accesso) il film Il Visionario Mondo di Louis Wain, in cui un bravissimo Benedict Cumberbatch interpreta un celebre illustratore inglese realmente vissuto a cavallo fra il XIX e il XX secolo.

cats louis wain print

Il Film in sé non è certo un capolavoro, con la sua regia abbastanza convenzionale che rende questo biopic una sorta di prodotto televisivo. Ciò che ha di notevole invece è l’estrema cura con cui sceneggiatori e regista, l’inglese Will Sharpe, raccontano il tracollo verso la malattia mentale, confermando il crescente interesse del mondo cinematografico per l’argomento della Salute Mentale.

Per chi conosce l’art brut, cioè l’arte recuperata dalle cartelle dei pazienti degli istituti manicomiali, Louis Wain rappresenta uno dei primi nomi di punta. Illustratore per i principali giornali inglesi dell’epoca vittoriana, trovò la propria fortuna nelle decorative pagine che dedicava ai gatti, sua vera e propria ossessione, antropomorfizzati in attività umane, ritratti come discoli fanciulli o personaggi quotidiani della borghesia londinese.

Il regista coglie l’importanza dei fattori ereditari e sociali che hanno determinato il crollo di Wein nella psicosi: dalla follia manifestata da una sorella minore in giovane età, al carico di responsabilità nel dovere provvedere alla numerosa famiglia tutta al femminile in un’era conformista, buia e soggiogata dalla cieca fede nella scienza caratteristica del coevo positivismo e della prima rivoluzione industriale. Louis, come le sorelle, ha mille talenti, mille interessi; in alcuni eccelle, in altri ritiene di essere un genio incompreso.

È l’elemento definito in inglese “delusional” tipico delle persone con disturbi mentali che hanno difficoltà a rapportarsi alla realtà in modo oggettivo (manie di grandezza, ideazioni grandiose). Si divide fra l’illustrazione, nella quale eccelle nonostante la consideri un ripiego, la boxe e la scienza. La nuova frontiera della creatività, con la possibilità di depositare brevetti che possono fare svoltare, per fama e ricchezza, chi riesca a trovare nuove applicazioni industriali per gli elementi naturali imbrigliati dalla fisica e dalla chimica.

Come molte persone che vivono schiacciate dal timore reverenziale per la tecnologia, Wein è affascinato e al tempo stesso terrorizzato dall’elettricità, che come un filosofo presocratico vede come motore di tutte le cose.

La convivenza continua fra il lavoro come illustratore, sempre più frenetico, e le bizzarre teorie elettriche portano Louis a cadere in una situazione di stress continuo che la morte della moglie, una istitutrice considerata dalla conformista società dell’epoca non adatta al suo status sociale di gentiluomo inglese, trasforma in un crack mentale, in una continuo impastato di incubi infantili (come infantile è il suo carattere mai sviluppatosi nella conflitto fra matriarcato della famiglia e patriarcato dell’Inghilterra vittoriana) di frustrazioni per risultati oggettivamente irraggiungibili e fatali errori economici.

Lo stress di un’intera famiglia a carico non è più gestibile e il senso di colpa e inadeguatezza porterà l’artista a un esordio psicotico in un Paese a lui ignoto, senza legami parentali come gli Stati Uniti, e ai conseguenti deliri di voci che lo faranno rinchiudere fino alla morte in vari ospedali psichiatrici.

In una storia di follia simile a tante altre, anche se nate in circostanze diverse, il film regala una breve e preziosa chiave interpretativa: quell’ossessione e timore per l’elettricità, quella necessità di dominarla e di vederla presente nelle interazioni umane viene letta da uno psichiatra in visita all’anziano artista come la trasfigurazione dei sentimenti e dell'amore, il sentimento di cui si è privato o che ha costantemente ridimensionato, taciuto, travisato. Un’ermeneutica delle paure e delle ossessioni che, nel film, porta il protagonista alla pace finale.

Di Louis Wein ci rimangono le illustrazioni che nel fluire della malattia da divertenti acquarelli satirici sulla banale vita borghese dell’Inghilterra fin de siècle si trasformano in trasfigurazioni feline geometriche, monodimensionali, astratte, elettriche. Una possibile lettura attraverso i segni del decadimento delle funzioni mentali e della trasformazione del rapporto con la realtà in una deriva talmente disfunzionale ma intima da essere infine indecifrabile.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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