Le pillole delle meraviglie

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a cura di Maria Berri, redattrice di Sogni&Bisogni

Joanna Moncrieff, insegnante presso l'University College di Londra, è l'autrice del libro "Le pillole più amare", con il sottotitolo La storia inquietante dei farmaci antipsicotici.

Foto libro antipsicotici
Nel testo si mettono in luce le criticità sull'utilizzo di tali farmaci, ricorrendo alla ricerca accademica e al giornalismo investigativo, che mostrano come l'efficacia di essi sia stata sopravvvalutata. In particolare, come molti psichiatri li hanno prescritti troppo a lungo e ne hanno fatto un largo abuso.

Il libro, edito da Giovanni Fioriti, uscito nel novembre del 2020, consta di una breve prefazione, di 12 capitoli e di due appendici di cui la prima elenca i farmaci antipsicotici comuni di prima e seconda generazione, questi ultimi mirati a ridurre il danno degli effetti indesiderati. Nella seconda appendice vi è una raccolta di brevi racconti di schizofrenia e psicosi. Inoltre, il volume è corredato da immagini e tabelle espilcative con una ricca bibliografia conclusiva.

Nei capitoli iniziali l'autrice fa un exursus sulle pratiche psichiatriche utilizzate sino agli anni '50 che facevano leva su interventi corporei molto invasivi come camicie di forza, elettroshock, lobotomia, ma anche sull'uso di cure insuliniche, poi via via si apppoda alla rivoluzionaria scoperta degli antipsicotici, primo fra tutti la clorpromazina, descritto come il farmaco delle meraviglie.

Il dibattito scientifico che si è sviluppato sino ai nostri giorni sul trattamento farmacologico ha dominato completamente la pratica psichiatrica e gli "antipsicotici" sono diventati l'emblema più significativo della psichiatria, anche perchè essi sono di facile somministrazione e prendono di mira le basi biologiche delle psicosi, compresa la schizofrenia che è considerata la più spaventosa e invalidante forma di follia.

Gli antipsicotici, introdotti contro le resistenze di un ordine professionale orientato alla psicoanalisi, hanno contribuito a collocare la psichiatria su una solida base medica, considerando i disturbi psichiatrici come malattie del cervello e consentendo ai pazienti di essere dimessi dai manicomi per tornare così alla vita "normale".

Il mio approccio da redattrice/utente alla lettura della disamina di Joanna Moncrieff è stato in principio caratterizzato da alcune remore nel ritenere difficolosa la comprensione di un testo complesso e molto tecnico, ma man mano che procedevo nell'approfondimento dei suoi contenuti l'ho trovato sempre più interessante ed ho avuto la crescente voglia di esplorarne le sue sfaccettature.

Le pillole più amare mette però in discussione la natura rinnovatrice degli antipsicotici collocandoli nel contesto dei farmaci intesi come sostanze chimiche potenzialmente tossiche e in grado di cambiare il modo di funzionare dell'organismo.

In particolare, si indagano i loro effetti psicoattivi, cioè il modo in cui modificano i processi razionali ed emotivi.

Lo studio che si effettua su questa tipologia farmacologica evidenzia che i medici e i ricercatori si sono interessati a questi effetti e al loro impatto sulle persone con disturbi mentali.

Quindi, senza mitizzare gli antipsicotici, occorre considerarne le conseguenze indesiderate sull'organismo, se usati troppo a lungo, ad esempio il verificarsi di fenomeni come la discinesia tardiva (disturbo neurologico caratterizzato da movimenti involontari ripetitivi, solitamente della mandibola, labbra e lingua ma anche agli arti), la demenza tardiva e la compromissione intellettiva generale.

D'altro canto rifletto, al di là di quanto preso in esame nel libro, sulla importanza della complementarietà di altri strumenti atti al miglioramento del benessere psicofisico dei pazienti. La psicoterapia, le attività di socializzazione, le attività sportive e, soprattutto, le attività propedeutiche al lavoro sono elementi fondamentali che con la terapia farmacologica costituiscono il quadro completo per un percorso di cura e di sostegno più efficace, tutto ciò costituisce la medicina integrata.

Concludendo Le pillole più amare, le parole che l'autrice in modo suggestivo utilizza per il titolo del suo volume, possono essere paragonate alla leggenda tedesca, diventata favola Il pifferaio magico dei fratelli Grimm. Il pifferaio di Hamelin in seguito alla derattizzazione del borgo, si vendica con gli abitanti per il mancato riconoscimento economico del suo lavoro, irretendo i bambini del villaggio al suono del suo flauto che come i topi vengono trascinati e portati via con sé per sempre. La similitudine sta nel fascino incantatore del pifferaio paragonato ai farmaci delle meraviglie, considerati risolutivi e la panacea di tutte le patologie psichiatriche, senza adeguatamente valutarne i risvolti negativi.

 




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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