Scacco Matto approda a Bologna

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a cura di Maria Berri, redattrice di Sogni&Bisogni

In un clima accogliente e colloquiale, ho avuto il piacere di intervistare nella sede, in fase di allestimento, della Cooperativa sociale Scacco Matto di Bologna il presidente Samuel Bertozzi.

foto scacco matto bologna
Scacco Matto è una realtà che nasce a Ferrara nel 2010, in seguito, dall'esperienza ferrarese, si è tramutato in franchising e si sono aperte altre sedi a Ravenna, a Milano e a Como. Si stanno costituendo sedi anche a Piacenza e a Roma. Quest'anno, nel mese di agosto, si è aperta una nuova affiliata nella città di Bologna. La sede del capoluogo emiliano romagnolo è in via S. Mamolo 62/D. Vanta anche una pagina facebook al seguente link: https://www.facebook.com/ScaccoMattoBologna

L'intervista ha posto il focus sulla filosofia che informa la Cooperativa, sulle finalità con l'obiettivo di fornire una visione innovativa nel campo della Salute Mentale.

Quale modello propone la Cooperativa sociale Scacco Matto?

Il modello Scacco Matto si basa essenzialmente sui concetti di Recovery ed Empowerment utilizzando lo strumento della Club House.
L’idea alla base della Recovery fa riferimento non tanto alla guarigione in senso clinico quanto a un percorso personale che consenta al paziente di condurre una vita soddisfacente sia sotto l’aspetto dell’autorealizzazione sia nella possibilità di acquisire un ruolo sociale nel proprio contesto relazionale e comunitario.

Con il concetto di Recovery s'intende far acquisire gradualmente di incamminarsi verso un processo di ripresa e di normalità come persona e cittadino. Vale a dire che il paziente deve cercare di saper fronteggiare gli eventi quotidiani, mantenendo accettabili i livelli di funzionamento sociale, utilizzando gli opportuni sostegni e riconoscendo i propri deficit. Ciò significa ammettere, in tutti gli Utenti disabili, la presenza di punti di forza e di capacità di recupero e questo è l'Empowerment.

Cos'è la Club house?

E' un insieme di spazi in cui chi ha disagio mentale è visto come un partecipante attivo di valore, un collega o qualcuno che semplicemente ha qualcosa da condividere con il resto del gruppo. Ogni persona diventa così parte integrante di una comunità, senza essere etichettato solo come paziente disabile, e gestisce un lavoro importante, viene così coinvolto, accettato e amato.

Qual è lo stato dell'arte e quali sono le iniziative in fieri?

Stiamo puntando sulla costituzione in sede di una Club House composta da una sala di socializzazione e da una piccola cucina in cui si prepareranno in piena condivisione pasti comunitari.

A chi si rivolge Scacco Matto?

Si rivolge a tutte le persone in una situazione di fragilità o vulnerabilità. Ma oltre alle persone in trattamento psichiatrico tocca quelle in situazioni di marginalità e di isolamento, dato che noi offriamo servizi di socializzazione.

Il vero punto fermo del modello Scacco Matto è la Recovery work cioè l'accompagnamento all'inserimento lavorativo e sociale.
In seguito ad un accordo con il CSM Mazzacorati siamo giunti all'attivazione di un paio di tirocini di tre mesi di utenti che provengono dal corso di formazione per orientatori sociali.

Sono riuscito ad aprire la sede di Bologna dopo due/tre anni di partecipazione a corsi sul tema del supporto tra pari all'interno della rete regionale Emilia Romagna ESP (Esperto nel Supporto tra Pari). Avendo come principale obiettivo l'inserimento professionale degli ESP, in accordo con la Regione, essi hanno avuto la possibilità di partecipare ai corsi di formazione di orientatore sociale.

I tirocinanti da chi vengono sostenuti economicamente?

L'ente Regione li supporta e, comunque, ricevono anche fondi esterni, in alcuni casi le Fondazioni erogano contributi.

Gli utenti che sono clienti partecipano con un contributo economico?

I servizi che noi offriamo sono a pagamento, essendo una Cooperativa sociale.

La Cooperativa come è amministrata e da quanti soci è composta?

Siamo 3 soci, di cui io sono il Presidente ed unico operatore di fatto. Inoltre, c'è un Vicepresidente e un Consigliere, soci nominali, familiari di pazienti psichiatrici.

Che tipo di rapporto avete con i familiari degli utenti?

Arrivano persone tramite contatti diretti con familiari ed essendo anche io un familiare di una persona con disagio psichico ho in mente di attivare un gruppo AMA ( Auto Mutuo Aiuto) per familiari e non solo. Ho in cantiere anche altri due gruppi AMA: un secondo per vittime di bullismo e omotransfobia e un terzo per affrontare le problematiche connesse con il mondo del lavoro (mobbing), ma anche trattare l'annoso problema della disoccupazione e del precariato. Tornando al tema sensibile dei familiari a volte non si avvia la progettazione perchè c'è la resistenza dell'utente che si va a scontrare con l'esigenza del familiare. Questo tipo di percorso si basa sull'autodeterminazione ed è una opportunità, comunque l'utente può uscire dal percorso in qualsiasi momento.
Altro percorso che un familiare può intraprendere è quello di stimolare l'utente all'autoriflessività.

Quale metodologia di lavoro adottate e quali servizi offrite?

Lavoro per fasi. In un primo momento c'è una relazione uno ad uno in cui io incontro la persona per due ore alla settimana; si dialoga, ci si confronta apertamente con un ascolto attivo; si costruisce così un rapporto di fiducia e si inquadra l'utente in una logica di Recovery e di Empowerment. Chiaramente questo tipo di situazione è flessibile.

In una seconda fase si passa al processo di socializzazione e s'inizia a frequentare la Club House la quale proporrà al territorio bolognese tutta una serie di laboratori come momento di condivisione di interessi, tutto questo calato in base alla specificità delle persone. Ad esempio, una delle persone che supporto dimostra grande interesse alla narrativa e al cinema e quindi gli ho proposto di coprogettare e cogestire in futuro un club del libro e un club degli audiovisivi.

Altro servizio è la condivisione dei pasti che si rivolge a tutti anche a chi è solo e ha bisogno di socializzare. Quindi altro obiettivo è togliere le persone dall'isolamento offrendo i pasti, questo è un momento di condivisione sociale.

L'altro servizio che si offrirà successivamente, basato sul modello ScaccoMatto, è il gruppo appartamento in una logica di autonomia e di comunità. Le persone sono inserite in un contesto cittadino e si stimola l'autonomia in quanto il pasto non viene portato nell'appartamento, ma sono gli utenti che si spostano per venire a condividere il pasto nella club house. Questo fa la differenza e qui non abbiamo concorrenti.

Quali sono gli altri aspetti che vi rendono unici?

Essenzialmente vi sono tre aspetti che ci contraddistinguono. Il primo è che il nostro è un sistema basato sui pari. La maggior parte degli operatori saranno pari quindi persone che hanno vissuto direttamente l'esperienza del disagio e della sofferenza.
Inoltre è da sottolineare che l'approccio non è solo l'erogazione del servizio del pasto e della residenza, ci occupiamo essenzialmente dell'accompagnamento alla ripresa dell'autonomia e del fare assieme.
Terza differenza è la recovery work che ha come fine ultimo l'uscita da una situazione di fragilità che porta l'utente verso un percorso di emancipazione. Il sistema si autoalimenta nel senso che nel momento in cui si cresce, si fa esperienza ed io avrò bisogno di assumere alcuni dipendenti, proporrò prima dei tirocini e poi un contratto a tempo determinato che si potrà trasformare a tempo indeterminato. Quindi la recovery work è un' esigenza sociale perchè sappiamo che esiste lo stigma nei confronti delle persone con fragilità. L'impostazione che si avrà a Bologna, una città ricca dal punto di vista socioculturale sarà la seguente: la Club House diventerà un punto di incontro per condividere interessi, per vivere la città in modo culturale, ma sempre in modo flessibile. Ci può essere la persona che vuole frequentare la Club House perchè curiosa e per capire e conoscere la ricchezza socioculturale che si offre nel contesto della salute mentale. In tal modo si prova ad attuare cambiamenti socioculturali e abbattere lo stigma.

Il progetto è ambizioso e rivoluzionario. L'obiettivo è crescere come Ferrara dove ci sono quattro Club House e si spera che anche a Bologna e provincia se ne possano attivare altrettante. Più si cresce e più offriamo lavoro.

Concludo la mia intervista augurando loro un sempre maggiore successo e con il motto latino: Per aspera ad astra! ci salutiamo.




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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