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"Abbassa il cielo e scendi": quando l'amore fraterno travalica i confini della schizofrenia

aggiornato al | Staff | ARTICOLI

di Maria Berri, redattrice di Sogni&Bisogni

Giorgio Boatti scrittore e giornalista, già impegnato politicamente, è l'autore del romamzo "Abbassa il cielo e scendi", edito da Mondadori nel 2022. Sulla copertina il libro si presenta con una raffigurazione del quadro, intitolato "The Night", del pittore contemporaneo australiano Gleen Preece, che suggerisce il titolo dell'opera. Il romanzo consta di 20 capitoli, una premessa e un epilogo.

Foto Boatti Grande

Lo stile poetico dell'autore si palesa anche nei titoli dei vari capitoli come ad esempio "con cuore doppio", "la pietra scartata", "anche il passero trova una casa", che non hanno carattere didascalico, ma destano nel lettore curiosità, creando un'atmosfera suggestiva.

L'opera si sviluppa scorrendo su due binari paralleli che solo in alcuni casi si lambiscono, poiché le storie viaggiano con una tempistica diversa anche se ambientate nello stesso periodo storico. Da una parte si dipana mezzo secolo di storia italiana, dal Dopoguerra ai nostri giorni; dall'altra si snoda il racconto della vita di Bruno, il fratello maggiore di Giorgio Boatti (l'io narrante).
La schizofrenia domina il vissuto di Bruno. Essa non è un semplice disturbo diagnosticabile con criteri e sintomi da rispettare. La schizofrenia è un mondo. Perché quando si soffre di tale malattia a soffrire non è solo il paziente ma tutte le persone che gli stanno intorno.
Ed è proprio questo che Boatti fa: racconta la vita di una famiglia tramite i suoi occhi e la sua penna. Vede il fratello Bruno piano piano sprofondare tra le voci che gli riempiono il cervello e lo fanno prigioniero di pensieri non suoi, senza riuscire a fare nulla per aiutarlo. Nessuno può. E questa triste realtà, di cui i suoi cari diverranno consapevoli con il tempo, rappresenterà una condanna da cui nessuno potrà sottrarsi.

I due fratelli trascorrono la loro infanzia in un piccolo centro della Lomellina, "un mucchietto di case, sprofondate tra campi e fossi", e si prefigurano il loro futuro. Nascono in una famiglia contadina e a ridosso degli anni '60, periodo del boom economico, il padre pensa di trasferisi con i suoi cari dalla campagna nella città, per ipotizzare un avvenire migliore. Ambiva a uno stato di benessere in cui fossero saldi i valori come avere la famiglia unita, assicurare un percorso di studi ai figli e circondarsi dei comfort che erano lo status symbol dell'epoca: automobile e televisione.
Bruno, però, dal suo piccolo borgo se ne va presto: mira alla santità e decide di studiare in seminario. Purtroppo, la follia si affaccia prepotentemente e la malattia mentale durerà per sempre.
Le peripezie di Bruno attraversano mezzo secolo di: vecchi manicomi e psichiatrie riformate dalle teorie e dalla legge di Basaglia, centri di igiene mentale e abissali solitudini domestiche, tregue e improvvisi precipizi.
Il libro offre una riflessione sull’orientamento contemporaneo della psichiatria. “Siamo tornati tutti indietro. Malati e famiglie, medici e operatori che a qualsiasi titolo hanno a che fare con la salute e la malattia mentale: siamo scivolati nelle vicinanze di dove eravamo partiti. Non esattamente alla clinica degli elettroshock e al manicomio dei primi ricoveri ma, fatte le dovute proporzioni, tira una brutta aria di restaurazione”, scrive Boatti.
Come afferma lo pischiatra Vittorino Andreoli c'è molto da fare nel mondo della psichiatria, oltre agli indubbi progessi in campo farmacologico, occorre "spendersi maggiormente in umanità". Visione che condivido, bisogna anche lavorare maggiormente per abbattere lo stigma che alberga ancora in tanti. A questo punto parlo della mia esperienza personale che è stata, però, piuttosto positiva, perchè grazie alle competenze del Centro di salute mentale e alla cura delle associazioni di volontariato, sono entrata pienamente nel sistema integrato fruendo del sostegno dei servizi educativi e formativi tramite i tirocini inclusivi.
Tornando al romanzo, "Abbassa il cielo e scendi" rappresenta un inno alla consapevolezza. Tutto ciò che è descritto, affrontato è tangibile. Il linguaggio è profondo, tecnico, ma umano. Amaro, rassegnato, mortificato. Bruno mendica al fratello la fine, chiedendo l’eutanasia. Vorrebbe spegnere le sue stelle.
Il lettore vive in prima persona i terremoti che attraversano Bruno, e finisce per galleggiare nel limbo, e non udire più le voci e non vedere più allucinazioni. A un certo punto tutto si spegne, tutto si silenzia. L’immagine del mondo diventa sfocata, i suoni ovattati.

Ma poi c’è lo scrittore, il lato poetico da cui Giorgio guarda quella vita, quelle vite, che perdute non sono. Nel libro viene, comunque, raccontata una storia d'amore, non subito compresa e riconosciuta. Boatti, infatti, provava un senso di vergogna nel parlare della malattia del fratello, come se tutta la famiglia ne fosse marchiata. Con il tempo, però, Giorgio sempre più si prende cura del fratello, in quanto viene gradualmente a mancare il sostegno dei loro genitori.

La conclusione, a cui arriva Giorgio, dopo le asperità e gli orrori della malattia, è una dichiarazione illuminante di accettazione di ciò che è Bruno come persona con le sue problematiche. L'umanità sorregge il rapporto tra fratelli e consente a Giorgio di viverlo pienamente. "Abbattendo ogni confine tra vite normali e vite che sembrano non esserlo, tutto si accetta, tutto si comprende. Perchè fratelli non si nasce, si diventa".




 

Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi

La Terra Santa

...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...

Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo  Pini, di Milano.

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