di Daniele Collina, redattore di Sogni&Bisogni
Nel mese di ottobre 2022 è nata l'associazione Atelier Sospeso APS composta dalle artiste, educatrici e arteterapeute, Giulia Berra (presidente), Valentina Crasto (vice presidente), Cloe Gelsi, Sara Abrigo, Silvia Mandreoli, Annarita Gargano e Isa Germinario, e con la partecipazione di tre tirocinanti provenienti da diverse scuole di arteterapia.
Uno dei progetti principali dell'associazione è il CicloAtelier Itinerante di Arteterapia per la Comunità. Il primo aprile 2023 il CicloAtelier ha fatto tappa al DumBO nel quartiere Porto e noi di Sogni&Bisogni siamo andati a incontrarli per capire di cosa tratta.
“Con questo progetto, vogliamo sostenere i processi creativi per la comunità. L'arteterapia, in genere, è fatta di incontri individuali e di gruppo in spazi delimitati e chiusi, la nostra idea è di portarla in strada”, ci ha raccontato Valentina Crasto.
Valentina Crasto e Giulia Berra avevano cominciato il progetto Caffè Sospeso, che si basa sempre sull'arteterapia, in alcuni locali di Bologna, come il bar Senza Nome di via Belvedere e il De Marchi in piazza San Francesco. “È andato avanti per circa quattro anni ma poi c’è stata la pandemia e con Giulia abbiamo pensato di portare il progetto in strada, cambiando anche il nome”.
Finora il progetto di atelier itinerante si è svolto in diversi quartieri della città: Cirenaica, San Vitale, Santo Stefano, Bolognina, Porto, Navile e in Piazza Maggiore. “In ogni luogo arriviamo con il nostro ciclo cargo, una bici a 3 ruote con un cassone, acquistata grazie a un crowdfunding, che diventa un atelier ricco di materiali artistici come tempere, pastelli, pennarelli e matite”, ha spiegato Crasto.
Per il 2023 Atelier Sospeso sta organizzando nuove date in altri quartieri. “L'associazione è nata da poco e gestire la parte burocratica non è facilissimo. L'atelier vive grazie alla comunità, non abbiamo fondi pubblici e stiamo provando a partecipare a bandi di finanziamento, ma è complicato”, ha detto Crasto. A chi partecipa agli atelier itineranti viene chiesto un sostegno per i materiali, un modo per tenere il cargo in vita. “Nell'associazione siamo in 7 e abbiamo tantissimi progetti, organizzeremo dei workshop e vorremmo portare l’arteterapia a domicilio, alle persone che hanno bisogno ma non si possono spostare dalle proprie case”.
In questi incontri Atelier Sospeso offre un momento di creatività e arteterapia. “L’arteterapia serve a tirare fuori delle problematiche che magari con la terapia comune o verbale non escono – ha aggiunto Crasto - Si affacciano all’arteterapia che proponiamo tutti i tipi di persone, adulti, anziani, bambini e poi naturalmente ci seguono anche persone seguite dai servizi di salute mentale, le associazioni e le cooperative che si occupano di disabilità, abbiamo contatti con le associazioni Passo Passo e Cristina Gavioli, e l'associazione Succede Solo a Bologna ci ha sostenuto moltissimo. È il bello della strada, si crea una rete con dinamiche interessanti perché sei e crei all’aperto ed entri in contatto con persone che non conosci”.
Al Dumbo abbiamo potuto assistere allo svolgimento dell'incontro: ci sono quattro postazioni e Valentina ci ha spiegato come sono organizzate: “La prima è l’accoglienza, che fa Cloe, per spiegare alle persone che cosa si trovano davanti, chi siamo e cosa facciamo, nella seconda postazione, vicino al cargo, ci siamo io e Giulia che offriamo i materiali come l'argilla, il das o i liquidi. A questo punto le persone scelgono dove posizionarsi per creare con una tavoletta e un foglio. E poi c'è la terza postazione, dove di solito si trova Sara che accoglie le opere premiate, consiglia dove metterle e le guardiamo insieme. La quarta postazione è quella in cui facciamo la tessera a cui vuole associarsi o chiediamo un contributo libero”.
Atelier Sospeso non tiene le opere realizzate, servirebbe troppo spazio, ma chiede alle persone di lasciarle dove le hanno collocate o portarle a casa o regalarle. Altre volte lascia un messaggio per i passanti invitando chi vuole a prendere un’opera e portarla con sé.
“Le persone che ci hanno conosciuto – ha concluso Crasto - continuano a seguirci dato che siamo qualcosa di diverso e nuovo nell’arteterapia, la gente è molto incuriosita e si sentono a loro agio e tranquilli. L’idea di poter creare in luoghi differenti stimola parecchio”.
Alla fine della giornata noi della redazione di Sogni&Bisogni abbiamo parlato con due persone che hanno partecipato all'attività, Valentina e Antonio. Valentina conosceva già l'associazione perché è amica di Cloe e segue le loro attività sui social network: “È la prima volta che faccio questa esperienza e penso che possa dare una consapevolezza di sé. Ho usato le tempere e all'inizio non sapevo cosa disegnare, poi mi sono acccorta che è venuto fuori qualcosa che rappresenta il periodo che sto vivendo, le emozioni di questo momento. Mi ha dato una sensazione di riconnessione con me stessa. Penso di rifarlo, l'idea di condivisione dello spazio con altre persone è molto bello, ma mi piacerebbe farlo anche da sola, lo ritengo un metodo valido per rilassarsi e cercare di capirsi”. Che cosa ha disegnato Valentina? “Dopo averlo riguardato ho pensato di aver rappresentato sulla parte sinistra un caos con tanti colori, che poi ho coperto con il nero. Sulla parte destra ci sono delle immagini più colorate con delle forme che mi tranquillizzano, è un processo che sto cercando di vivere in questo momento”.
Antonio è seguito dal Centro di salute mentale Savena-Santo Stefano e aveva già partecipato altre volte all'Atelier Sospeso, in via Barozzi e ai Giardini Margherita. “Frequentavo già un gruppo di arteterapia di Giulia Berra che mi ha presenatato le altre ragazze di Atelier Sospeso. Con loro mi sono trovato molto bene e mi sono ambientato subito – racconta - Io disegno anche a casa, faccio quadri, tele, ma mi piace di più lavorare in compagnia. Durante questi incontri realizzo le mie tavole, i miei fogli. Quando disegno esprimo il mio stato d'animo, mi piace fare il pittore. Utilizzo il pennello, le matite, il normografo, le squadre e i righelli. Di solito uso i pennarelli, i pastelli e le tempere, disegnare per me è una passione, mi fa stare tranquillo”.
Giulia Berra è la Presidente di Atelier Sospeso. È psicologa e arteterapeuta, ha uno studio privato ma ha lavorato e lavora ancora con il DSM-DP. “Ho collaborato per molti anni con l'associazione Cristina Gavioli, che fa parte del Cufo e mi ha fatto entrare in contatto con il Dipartimento. Il primo Caffè Sospeso che abbiamo organizzato era proprio rivolto alle associazioni del Cufo, poi ho preso altre strade, ho aperto il mio studio e iniziato a fare la libera professione”.
Giulia Berra non era presente all'evento del primo aprile e l'abbiamo contattata via Meet per farci raccontare qualcosa in più sugli incontri dell'Atelier Sospeso. “Da quando è iniziato il Progetto Cargo abbiamo coinvolto più di 150 persone. Arrivano da tutti i circuiti che collaborano con noi o che ci conoscono. Abbiamo mandato l’invito ai CSM, alle associazioni, alla Neuropsichiatria infantile, alle scuole – ha raccontato – Non facciamo attività rivolte a un gruppo specifico di persone, sarebbe stigmatizzante. È un laboratorio cittadino, che utilizza il metodo espressivo, aperto a chiunque voglia partecipare. Ovviamente nella sede del Cargo non possiamo fare interventi terapeutici in profondità sulle storie di vita che arrivano, perché non è il luogo giusto. Ad esempio, ci è capitato di incontrare persone che portavano temi molto dolorosi, ma sono casi che vanno trattati in sedi specifiche”.
Il Progetto Cargo non è l'unico portato avanti dall'associazione: “Ognuna di noi promuove progetti a livello individuale che usano il disegno ma anche la poesia e la scrittura, progetti a disposizione della comunità e sostenuti dalla rete di Atelier Sospeso – ha spiegato Berra – Io, ad esempio. ho scritto di recente un libro di poesie su alcune tematiche emerse durante i percorsi terapeutici, come l'isolamento, il trauma, la solitudine, e lo abbiamo presentato attraverso l'associazione. La cura di sé è un'esigenza collettiva, non solo individuale e la salute mentale è un diritto fondamentale di ognuno di noi, a prescindere dalla propria storia o età”.
Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi
...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...
Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo Pini, di Milano.
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