di Federico Mascagni, redattore di Sogni&Bisogni
In una precedente intervista con il dottor Fabio Lucchi, Direttore UO Psichiatria Sud DSM dell’Ausl di Bologna, si era accennato a un progetto denominato “Recovery College”.
Si tratta di una pratica sviluppatasi nei Paesi anglosassoni e che recentemente si è diffusa anche in Italia attraverso esperienze in corso a Brescia, Rovereto e Ivrea di cui ora si sta studiando la fattibilità nel contesto bolognese, particolarmente ricco di associazioni dedicate alla salute mentale e caratterizzato da una cultura solidale, accogliente e inclusiva. Il recovery college è, in estrema sintesi, un luogo “dove potere essere studenti del proprio benessere”, come recita il motto di uno dei primi college inglesi avviato una decina di anni fa.
Partendo da questi presupposti culturali e territoriali il dottor Lucchi ha coinvolto l’Università di Bologna, che ha fornito gli spazi e le competenze organizzative per lo sviluppo di un progetto tagliato sulle esigenze e le idee espresse dalla rete di realtà interessate che si sono avvicinate al progetto: associazioni, enti locali, cooperative, ma anche familiari e utenti dei Centri di salute mentale.
Oltre a questi incontri se ne sono tenuti altri su base territoriale per presentare il progetto a una platea più ampia per raccogliere impressioni, suggerimenti e disponibilità alla collaborazione.
Le tre giornate tenutesi presso la sede AlmaCube dell’Università di Bologna sono state strutturate in una prima parte collettiva in aula dove il dottor Lucchi ha illustrato il significato del Recovery College e mostrato alcune delle esperienze già attive con le ricadute positive sulle comunità e sulla loro capacità di riunirsi in modo partecipativo. Da questa fase in aula, ricca di interventi da parte delle varie realtà rappresentative a vario titolo della salute mentale, sono emersi concetti chiave sviluppati poi in gruppi di lavoro che hanno prodotto brevi documenti. Si è così raccolta una preziosa sintesi di idee e proposte frutto delle esperienze provenienti dalle istituzioni, dalle cooperative, dalle associazioni, che andranno a definire con precisioni necessità e contenuti da fare convertire nelle attività dei college che si attiveranno.
Negli incontri aperti alla cittadinanza svoltisi nelle aree territoriali dell’AUSL di Bologna c’è stata una grande partecipazione di familiari e utenti sui territori con una partecipazione emotiva che ha colpito favorevolmente tutti coloro che vi hanno preso parte.
Raggiunto nel suo ufficio da Sogni&Bisogni ha commentato: “Oltre all’interesse e una totale disponibilità a ragionare sul percorso di benessere personale sono emersi come urgenti i temi dell’abitare e del lavoro. Riuscire a integrare questi aspetti della vita nella loro concretezza con quella che può essere una riflessione collettiva sul benessere è una sfida per il Recovery College”. Questo progetto è inoltre utile all’importante lavoro di mappatura delle realtà che hanno esperienza nella salute mentale e che son già abbastanza vicine per cultura e pratiche all’idea della recovery. “Sperando che si rendano disponibili a entrare nel composito gruppo che si sta costituendo”, si augura il dottor Lucchi.
Il progetto sta procedendo con una tempistica a tappe precise: “Abbiamo concluso una fase informativa che ci ha consentito di raccogliere intorno a questa idea una disponibilità di più soggetti e ora siamo pronti per iniziare una fase finalizzata a formare i facilitatori dei corsi che si terranno nei vari Recovery College sparsi per la città metropolitana”. Gli incontri formativi inizieranno a settembre e avranno come sede il Museo d’Arte Moderna di Bologna (MAMBO).
“Faremo anche qualche visita presso le sedi dei recovery college già attivi per vedere come hanno strutturato queste esperienze sul loro territorio, anche se ho notato che siamo già in grado di dare un contributo originale al progetto. Da qui a qualche mese saremo in grado di parlare del lavoro intrapreso”.
Ma come si svolgerà la formazione? “L’obiettivo della formazione è di creare un chiarimento su cosa sia esattamente la recovery e tutti i concetti a essa collegati. Chi seguirà i corsi dovrà impossessarsi di tutti gli strumenti per diventare a sua volta un formatore che aiuti a creare una progettazione personalizzata sulle esigenze espresse dal territorio e inoltre essere in grado di facilitare questi percorsi all’interno dei Recovery College”. La proposta formativa è aperta agli operatori dei CSM e a circa quindici posti da assegnare a chi sta già partecipando ai gruppi operativi e sia in grado di dare la propria disponibilità di tempo sia per la formazione che per l’attivazione dei Recovery College.
“L’ipotesi riguardo la tempistica di sviluppo del progetto - ha concluso a riguardo il dottor Lucchi - è che almeno in tre/quattro aree del territorio metropolitano possano attivarsi già dai primi mesi del 2023 i primi college con le proposte formative. Ora si tratta anche di concertare una disponibilità che sembra vada in una direzione partecipativa ampia: nonostante si tratti di attività per ora completamente volontarie il segnale che si coglie è che queste forme di partenariato libero da vincoli di tutti i tipi siano un valore aggiunto importante”.
Se tutto procede con l’entusiasmo e l’interesse mostrato finora potrebbe essere la conferma della vocazione alla solidarietà del territorio metropolitano di Bologna.
Marco Cavallo - simbolo della chiusura dei manicomi
...quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno...
Versi tratti da "La Terra Santa"
di Alda Merini
Una raccolta di poesie che l'autrice scrisse quando era rinchiusa nel manicomio Paolo Pini, di Milano.
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